mercoledì 25 novembre 2015
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Un’escalation annunciata. Una Turchia che sembra approfittare di una fase di stallo per provare a cercare una svolta «vantaggiosa» alla crisi siriana, anche a costo di trascinare tutta la Nato in una guerra che potrebbe fare saltare i già precari equilibri esistenti nella regione e non solo.Sta di fatto che l’abbattimento del jet russo sembra quasi la cronaca di una provocazione annunciata, sicuramente la dimostrazione che il G20 di Antalya del 15-16 novembre non è servito a nulla se non a chiarire, una volta per tutte, che sulla Siria continua a non esserci accordo. Ankara è sempre più intenzionata a fare saltare il banco. Una lettera all’Onu inviata pochi giorni fa parlava di bombardamenti russi inaccettabili perché diretti in una zona dove non vi sono campi del Daesh, ma civili. E ieri, mentre si insediava il nuovo esecutivo guidato da Ahmet Davutoglu, che vede fra i suoi componenti anche il genero di Erdogan, e soprattutto mentre il presidente francese Hollande stava per incontrare Barack Obama, la Mezzaluna ha fatto capire a tutti di non essere disposta a prendere ordini da nessuno. Nemmeno dalla Russia, fino a pochi mesi fa alleato potente, con cui Ankara ha all’attivo importanti contratti economici e che rappresenta il suo primo fornitore di gas, settore in cui la Turchia è dipendente per oltre il 90% del fabbisogno. Il capo del Cremlino, il presidente Vladimir Putin, non ha certo usato mezzi termini. Ha accusato la Turchia di avere pugnalato Mosca alle spalle, ma, quel che è peggio, di essere complice dello Stato Islamico. Un’accusa che il presidente Recep Tayyip Erdogan si è già visto rivolgere più volte, ma mai da un esponente di questo calibro. Intanto la visita prevista per oggi del ministro degli Esteri, Sergeij Lavrov, è stata cancellata, e il capo della diplomazia russa ha chiesto alla popolazione di non recarsi in Turchia, perché ormai è diventata pericolosa al pari dell’Egitto. Così la Mezzaluna sta approfittando dell’indecisione della Nato e in particolare degli Usa per portare la crisi siriana verso un punto di non ritorno.
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