lunedì 28 ottobre 2024
Il racconto del vescovo greco-cattolico di Donetsk, Maksym Ryabukha: persa la metà delle chiese nella parte della diocesi occupata dai russi dove i cattolici sono perseguitati e io non posso entrare
Il vescovo Maksym Ryabukha all'inaugurazione della scuola sotterraneo ospitata sotto la parrocchia di Zaporizhzhia

Il vescovo Maksym Ryabukha all'inaugurazione della scuola sotterraneo ospitata sotto la parrocchia di Zaporizhzhia - Facebook

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«Abbiamo già perso più della metà delle parrocchie. E, con l’esercito russo che avanza, altre decine di chiese sono state evacuate». Maksym Ryabukha è il neo-vescovo dell’esarcato greco-cattolico di Donetsk, la diocesi nell’Ucraina sud-orientale tagliata dalla linea del fronte. È la diocesi del Donbass e dell’oblast di Zaporizhzhia che in buona parte è controllata dal Mosca. Ed è la diocesi dove i militari di Putin stanno continuando a strappare nuovi villaggi nella regione che dà il nome all’esarcato. «La situazione è sempre più preoccupante», racconta monsignor Ryabukha che nel suo viaggio in Italia ha visitato anche la redazione milanese di “Avvenire”. Salesiano, 44 anni, è diventato vescovo in piena guerra, nel dicembre 2022. Prima ausiliare di Donetsk e da pochi giorni titolare della stessa diocesi.

Maksym Ryabukha, neo-vescovo dell’esarcato greco-cattolico di Donetsk, la diocesi nell’Ucraina sud-orientale tagliata dalla linea del fronte.

Maksym Ryabukha, neo-vescovo dell’esarcato greco-cattolico di Donetsk, la diocesi nell’Ucraina sud-orientale tagliata dalla linea del fronte. - Gambassu

Non restano più arredi sacri, mobilia e panche nelle chiese di Pokrovsk, Mirnohrad e Kostiantynivka, tre località su cui puntano i battaglioni del Cremlino per tentare di completare la conquista dell’oblast di Donetsk. «I nostri sacerdoti restano vicini alla popolazione e visitano i profughi che hanno lasciato le loro case». Vale anche per lui. Pastore che non può mettere piede in oltre il cinquanta per cento dell’esarcato. Perché è nelle mani di Mosca. Dice di «essere vescovo in un tempo di dolore, di drammi, di ingiustizie, di impotenza». E aggiunge: «Per questo c’è più che mai bisogno di farsi padre. Il che significa abbracciare la gente per ricordare a tutti che non si è mai soli sotto le bombe». Nei territori finiti sotto la Russia la Chiesa in comunione con Roma è stata messa al bando. «Chi dice a viso aperto di essere cattolico sparisce: alcuni vengono fucilati; altri incarcerati. Non si ha diritto a professare liberamente la propria fede. I nostri fedeli ripetono: “Resistiamo, ma è come essere rinchiusi in un carcere”».

Il vescovo Maksym Ryabukha che guida l’esarcato greco-cattolico di Donetsk e il dono di un'ambulanza per l'Ucraina

Il vescovo Maksym Ryabukha che guida l’esarcato greco-cattolico di Donetsk e il dono di un'ambulanza per l'Ucraina - Facebook

Proprio nelle prigioni di Putin sono rimasti per oltre un anno e mezzo padre Bohdan Geleta e padre Ivan Levitskyi. Due preti del vescovo Ryabukha catturati a Berdiansk, città della sua diocesi nella parte espugnata della regione di Zaporizhzhia. «I loro racconti dopo la liberazione avvenuta lo scorso giugno - chiarisce il presule - mostrano come la forza della preghiera sia un sostegno vitale in mezzo alle atrocità. I nostri due sacerdoti hanno sentito la vicinanza della Chiesa che ha permesso loro di resistere al male, alle torture, alla disumanità che hanno sperimentato nelle celle russe. Ed è con la preghiera che anche io mi faccio prossimo alle comunità che mi impediscono di visitare. Ogni giorno chiedo al Signore di proteggerle». A cadenza regolare Ryabukha visita i soldati in prima linea: cinquecento i chilometri di trincee che dividono l’esarcato. «Molti dei militari, prima di indossare la divisa, erano semplici genitori o anche ex allievi salesiani. Hanno messo da parte i loro progetti per difendere il Paese», afferma il vescovo. Una pausa. «Sappiamo che la guerra finirà. Ma tutti desideriamo che avvenga al più presto possibile e con una pace che sia nel segno della giustizia».

Il vescovo Maksym Ryabukha all'inaugurazione della scuola sotterraneo ospitata sotto la parrocchia di Zaporizhzhia

Il vescovo Maksym Ryabukha all'inaugurazione della scuola sotterraneo ospitata sotto la parrocchia di Zaporizhzhia - Facebook

Intanto lui getta semi di speranza fra i raid dal cielo e le offensive via terra. Partendo dalle nuove generazioni e sui passi di san Giovanni Bosco. A Zaporizhzhia, il capoluogo dove vive e dove è stata trasferita la curia diocesana, ha appena inaugurato la prima scuola cattolica cittadina. «Sotterranea, nei seminterrati della parrocchia - fa sapere - perché è solo così che possono essere garantite le lezioni in presenza in un’area costantemente sotto attacco e a cinquanta chilometri dalla linea di combattimento».

Il vescovo Maksym Ryabukha all'inaugurazione della scuola sotterraneo ospitata sotto la parrocchia di Zaporizhzhia

Il vescovo Maksym Ryabukha all'inaugurazione della scuola sotterraneo ospitata sotto la parrocchia di Zaporizhzhia - Facebook

Ma ne sta costruendo anche una nuova. «Sempre in città e sempre sottoterra, frutto della generosità di donatori europei», sottolinea il vescovo. Poi c’è un percorso professionale. «La capacità di sognare - avverte - fa parte del Dna del credente. Anche noi in Ucraina non smettiamo di sognare un mondo più umano. E la ricostruzione del Paese avrà necessità di giovani preparati. All’Occidente chiediamo di sostenerci e di non lasciarsi contagiare da proposte che mettano a rischio l’avvenire del nostro popolo».


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