Uno studente di Kiev corre fuori dalla scuola dopo un allarme per un attacco in corso. Molti minori dell'est ucraino sono stati portati in Russia - Reuters
«Dove sono stati evacuati i bambini? Sto cercando i miei nipoti». Già a fine marzo nel gruppo Facebook dell’orfanotrofio “Care Center” di Mariupol una donna implorava notizie. Nessuno le ha mai risposto. Quella dei bimbi ucraini deportati e consegnati a «genitori adottivi» in Russia è una «accusa credibile», si legge in alcuni report Onu, confermati da dichiarazioni di funzionari di Mosca.
La signora di Mariupol cercava la nipote di 5 anni e il fratellino maggiore, di 10 anni. Erano rimasti orfani nel 2021 quando la loro madre è morta di polmonite. Inizialmente la zia materna si è presa cura di loro, ma non è potuta diventare il loro tutore legale per motivi giuridici. Perciò i bambini erano stati trasferiti in un istituto dove la zia andava a trovarli regolarmente. Quando la guerra é cominciata i bambini sono spariti. Se Unicef e altre agenzie internazionali umanitarie da tempo raccolgono informazioni sulla sparizione di minori, dal 9 novembre alcuni blogger propagandisti russi hanno cominciato a diffondere una serie di video a puntate che mostrano diversi bambini ucraini provenienti dal Donbass adottati da famiglie russe. Secondo queste fonti le autorità di Mosca hanno «evacuato oltre 150.000 bambini dal Donbass solo nel 2022». Non è chiaro come vengano calcolate queste «evacuazioni».
Kiev stima tra 6mila e 8mila «bambini rubati», e altre migliaia spostati da istituti per minori e trasferiti in centri imprecisati all’interno dei confini russi. Tra questi anche numerosi minori disabili e vulnerabili, a cui vorrebbe dedicarsi il peggiore degli educatori a disposizione di Mosca. Il dittatore ceceno Ramzan Kadyrov ha dichiarato di essere in contatto con il Commissario all’infanzia della Federazione russa, Maria Lvova-Belova, per trasferire in Cecenia gli «adolescenti difficili» dagli oblast ucraini occupati di Donetsk e Luhansk. La rieducazione secondo Kadyrov dovrebbe basarsi sul «lavoro di prevenzione» e una «formazione militare-patriottica». Proprio la commissaria all’infanzia Lvova-Belova ha fornito le prove delle adozioni forzate. Nei giorni scorsi ha spavaldamente ammesso di avere adottato un bambino rimasto orfano a Mariupol, la città martire rasa al suolo dall’artiglieria di Mosca.
La «deportazione forzata» di bambini dall’Ucraina orientale alla Russia è stato riscontrata anche dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. Secondo il diritto internazionale, il trasferimento di minori nel territorio di un Paese aggressore è considerato un crimine contro l’umanità.
Non solo gli orfani sono stati prelevati dall’Ucraina. «Le autorità controllate dalla Russia hanno talvolta separato i bambini dai loro genitori», denuncia Amnesty International che ha avuto accesso a testimonianze e documenti. Le autorità filorusse e quelle di Mosca «hanno trasferito bambini ucraini in Russia e hanno facilitato l’adozione permanente di alcuni bambini ucraini da parte di famiglie russe, privandoli dell’opportunità di crescere e ricevere cure nel loro Paese d’origine», si legge nel dossier di novembre dell’organizzazione per i diritti umani. Nel caos della guerra e in assenza di relazioni formali tra Ucraina e Russia, «i bambini ucraini non accompagnati e separati – si legge ancora – rischiano di essere identificati come orfani disponibili per l’adozione anche se non lo sono, impedendo eventualmente il ricongiungimento con i consanguinei e i tutori».
«La Russia ha utilizzato sistematicamente la pratica delle deportazioni forzate», ha sostenuto il vice portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Vedant Patel. Ma l’ambasciatore russo alle Nazioni Unite Vasilij Nebenzya ha definito le accuse infondate, motivando i trasferimenti attraverso le filtrazioni come e ha affermato che ciò che è stato etichettato come «filtrazione» semplicemente come la «registrazione» degli ucraini che fuggono volontariamente dalla guerra verso la Russia.
Secondo il centro studi americando sulla guerra Institute for the Study of War (Isw) «i programmi di adozione forzata e la deportazione di bambini con il pretesto di piani di vacanza e riabilitazione costituiscono probabilmente la spina dorsale di una massiccia campagna di spopolamento», che potrebbe costituire «una violazione della Convenzione sulla prevenzione e la punizione del crimine di genocidio e costituire un più ampio sforzo di pulizia etnica», compiuto con l’uso delle armi e con lo strumento dell’allontanamento dei civili. Una ipotesi finita sul tavolo della Procura della Corte internazionale dell’Aja, che sta raccogliendo indizi anche sulla sparizione di decine di minorenni.
Uno dei casi più controversi e noti riguarda un gruppo di bambini nella regione di Kharkiv sottratti ai genitori e riapparsi in un villaggio russo vicino a Gelendzhik, nella Russia meridionale sul Mar Nero, non lontano dalla Crimea. Una trentina di quei bambini sono stati identificati e restituiti alle famiglie dopo l’intervento di diverse organizzazioni umanitarie. Intanto, lo spazio Internet dell’orfanotrofio di Mariupol resta irraggiungibile: «Errore 404, pagina non trovata».