martedì 27 agosto 2024
Sull’Ucraina una potenza di fuoco che non si vedeva da mesi. Missili ipersonici Kinzhal hanno raggiunto la capitale. Zelensky: «Bruxelles autorizzi i suoi caccia a levarsi in volo per difenderci»
I soccorritori intervengono in una delle zone bombardate

I soccorritori intervengono in una delle zone bombardate - Ansa

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L’Ucraina e la Russia bruciano, ognuna a modo suo. Sul Paese invaso da Mosca nel febbraio 2022 si è abbattuta prima ieri e poi stanotte, di nuovo, una potenza di fuoco come non si vedeva da mesi. Circa 200 fra razzi e droni si sono riversati su 15 regioni, inclusa la capitale Kiev. Il bilancio, che potrebbe aumentare nelle prossime ore, parla di 9 morti, 4 dei quali stanotte appunto, e decine di feriti. A venire massacrate dalla furia russa ci sono soprattutto le oblast di Kharkiv, Kiev e Odessa, oltre alle regioni occidentali, da tempo obiettivo principale dei raid russi perché sono anche quelle dove si concentrano le industrie.

Secondo l’amministrazione cittadina, su Kiev sono caduti anche i missili ipersonici Kinzhal, particolarmente costosi: Mosca ne possiede solo alcune decine. Un particolare, questo, che aiuta a capire la portata dell’attacco. Di certo lo hanno compreso a Kiev, dove questa escalation è servita al presidente ucraino, Volodymyr Zelensky e al ministro degli Esteri, Dmitro Kuleba, a chiedere con forza aiuto alle forze europee, lasciando intendere che di armi ne stanno arrivando poche e troppo lentamente e che la livello di difesa aerea occorrerebbe maggiore cooperazione.

In un discorso registrato e postato sul social media Telegram, Zelensky non l’ha mandata a dire, chiedendo soluzioni concrete nei confronti di quello che è stato, nelle sue parole, «uno dei più grandi attacchi combinati: più di un centinaio di razzi di vario tipo e un centinaio di droni”'shaheed”». «E come la maggior parte dei precedenti attacchi russi – ha sottolineato –, anche questo è altrettanto vile e prende di mira infrastrutture civili critiche». Fra gli obiettivi colpiti dai russi, c’è anche una importante diga alle porte della capitale. Se dovesse collassare, una parte di Kiev verrebbe allagata e la popolazione subire serie limitazioni nell’approvvigionamento idrico. Ma tutte le regioni colpite sono a rischio black-out nelle prossime ore. «L'America, la Gran Bretagna, la Francia e altri partner – ha proseguito Zelensky – hanno il potere di aiutarci a fermare il terrorismo. Sono necessarie soluzioni. La debolezza e l'inadeguatezza delle decisioni di risposta alimentano il terrore. Non possono esserci restrizioni a lungo termine in Ucraina, quando i terroristi non ne hanno».

Una soluzione possibile sarebbe che l’Unione Europea autorizzasse i propri caccia a levarsi in volo in funzione difensiva. «In diverse regioni dell’Ucraina – ha spiegato sempre Zelensky – potremmo fare molto di più per proteggere le vite umane se l’aviazione dei nostri vicini europei lavorasse insieme ai nostri F-16 e alla nostra difesa antiaerea». Non le manda a dire nemmeno il ministro degli Esteri, Kuleba, per il quale la variabile tempo è fondamentale e l’utilizzo di caccia Ue per abbattere i missili russi non rappresenterebbe un’escalation: «Aiuteranno a ridurre il terrore e il numero delle vittime».

Kiev, oltre a piangere i suoi i morti, deve fare i conti con la Bielorussia, che ha ammassato truppe sul confine, e con l’Aiea, il cui presidente, Rafael Grossi, visiterà domani la centrale nucleare russa a Kurchatov, nella regione di Kursk, dove sono in corso combattimenti tra le forze russe quelle ucraine al contrattacco. Minsk è stata avvisata: un solo sbaglio e Kiev è pronta a rispondere. «Il presidente Lukashenko non faccia errori tragici sotto la pressione di Mosca», hanno avvisato dal ministero degli Esteri ucraino. Ma l’apertura di un altro fronte per il Paese sarebbe un grosso problema, tanto più che l’avanzata nella regione di Kursk, complicata dalle accuse di voler sabotare la centrale, potrebbe portare ad altre rappresaglie da parte Russia.

Nella Federazione, però, non mancano i problemi, e come sempre la trasparenza latita. Nelle parole del portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, «non c’è ancora chiarezza» sull’attacco missilistico che sabato ha ucciso un membro del team Reuters che alloggiava in un hotel a Kramatorsk. Un obiettivo civile, che secondo Zelensky sarebbe stato colpito deliberatamente. Mistero anche sull’incendio che ha colpito la raffineria di Omsk, in Siberia, che da sola lavora l’8% della produzione nazionale. Secondo le autorità, il rogo sarebbe stato estinto e l’impianto non ha mai cessato la propria attività. L’incendio ha ferito sette persone, alcune in condizioni gravi.

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