martedì 27 agosto 2024
Riuniti in un Forum a Tonga gli Stati insulari che rischiano di essere inghiottiti dal mare a causa del riscaldamento globale
Il Forum delle isole del Pacifico lancia l'allarme

Il Forum delle isole del Pacifico lancia l'allarme - ANSA

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Si è aperto con una pioggia torrenziale seguita da un terremoto di magnitudo 6.9 il Forum delle Isole del Pacifico, l’organizzazione che dal 1971 porta a un unico tavolo i 18 Stati di quest’angolo blu del mondo per lavorare a un progetto comune di pace e prosperità.

La scossa che ha fatto tremare le mura dell’edificio di Nuku’alofa, a Tonga, dove ha sede il summit è il “dettaglio” casualmente intervenuto a sottolineare la vulnerabilità della regione minacciata da una crisi di cui il cambiamento climatico è solo uno dei fattori.

Ad inaugurare la 53esima edizione del vertice, in programma fino a venerdì, è stato il segretario delle Nazioni Unite, António Guterres, che ha rilanciato l’urgenza di salvare i piccoli Stati insulari dagli effetti estremi del climate change come siccità, cicloni e innalzamento del livello del mare. «Se salviamo il Pacifico, salviamo il mondo», ha tuonato, ricordando che «questa regione contribuisce con appena lo 0,2 per cento alle emissioni globali ma si trova in prima linea nella gestione della crisi climatica».

In platea, ad ascoltarlo, c’erano oltre mille dignitari internazionali e i capi di governo di tutti gli Stati del Forum. Tra le prime file, Anthony Albanese insieme a Christopher Luxon, premier, rispettivamente, di Australia e Nuova Zelanda, e Kurt Campbell, vicesegretario di Stato americano. La partecipazione di Guterres non era scontata. Secondo gli addetti ai lavori è valsa a dare una spinta importante alla raccolta dei fondi di cui i “piccoli” (come Tuvalu, Vanuatu, Palau e Samoa) hanno bisogno per fronteggiare l’emergenza climatica e per cercare di colmare il divario tra ambizione e realtà degli appuntamenti intergovernativi.

L’obiettivo è raccogliere 500 milioni di dollari entro il 2026 ma l’impegno assicurato dai “grandi” donatori internazionali è fermo a 116 milioni di dollari. Non solo ambiente. I leader contano, a Tonga, di entrare nel merito dell’applicazione della Strategia 2050, un piano che affronta sviluppo economico, giustizia e sicurezza. Sono i nodi che compongono quella che, a giugno, il primo ministro delle Figi, Sitiveni Rabuka, ha descritto come «poli-crisi».

Sull’assetto della regione pesa un ingombrante traffico di droga, da Asia e Sudamerica verso Canberra e Wellington, e la competizione tra potenze straniere come Cina e Usa. I 18 membri sono divisi, per esempio, sull’opportunità di affiancare Pechino nei progetti di estrazione mineraria in acque profonde. «Ci troviamo in un momento cruciale», ha detto il neosegretario del Forum Baron Waqa, perché «siamo al centro dell’interesse geopolitico global».

La speranza, in ogni caso, è questo spicchio di Oceano continui a rimanere Pacifico.

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