Il presidnete Donald Trump durante l'inno allo stadio del football ad Atlanta in Georgia (Ansa/Ap)
Con una popolarità sotto i tacchi a poco meno di un anno dall'insediamento, dopo l'ennesimo schiaffo da parte dei giudici, Donald Trump ha incassato anche i fischi dello stadio. Applausi, ma anche bordate di fischi e di "buuu" di disapprovazione hanno infatti salutato il presidente Usa Donald Trump, che ha assistito ad Atlanta alla finale di football tra gli universitari di Alabama e Georgia. Numerosi spettatori hanno protestato per essere rimasti bloccati
all'esterno dello stadio per un'ora durante una serata insolitamente fredda e umida mentre, perché l'area era stata chiusa per l'arrivo del corteo del presidente. Trump è stato fischiato da una parte del pubblico anche quando è sceso in campo per l'inno nazionale.
Il rapporto tra Trump e gli atleti del football americano è diventato teso a partire dalla scorsa estate: alla fine di agosto alcune star dello sport si inginocchiarono durante l'inno nazionale per richiamare l'attenzione sulle disuguaglianze razziali delle forze dell'ordine nei confronti della popolazione afroamericana. Diversi giocatori di vari sport, da allora, hanno deciso di restare a sedere o inginocchiarsi durante l'inno nazionale. La prima protesta fu inscenata in un campo di football americano, quando il quarterback dei San Francisco 49ers, Colin Kaepernick, si rifiutò di alzarsi per l'inno sprima di una amichevole. Trump reagì con dichiarazioni di fuoco contro i giocatori che non cantano l'inno.
Ad Atlanta, durante l'inno, Trump ha posato la mano sul petto all'altezza del cuore, e ha mormorato le parole dell'inno, secondo alcuni sbagliando anche il testo. Poco prima, in un evento a Nashville, il presidente, tra gli applausi del pubblico, aveva nuovamente criticato i giocatori della lega di football (NFL) per la loro protesta che va avanti da mesi. "Vogliamo che la nostra bandiera sia rispettata e chiediamo rispetto anche per il nostro inno. Ci sono tanti luoghi per esprimere proteste e idee contrarie, ma amiamo la nostra bandiera, amiamo il nostro inno", aveva scandito il presidente.)
No al piano per il carbone
Poco prima il presidente aveva subito l'ennesimo "schiaffo" dall'Authority per l'energia (Ferc), che all'unanimità ha bocciato il piano per il salvataggio delle miniere di carbone. "La guerra al carbone è
finita", aveva detto il presidente Usa in ottobre, annunciando una proposta per rovesciare le politiche Obama sul fronte della lotta ai cambiamenti climatici. Ma la Ferc, agenzia indipendente e bipartisan composta da 5 commissari di cui 3 nominati dal tycoon, ha detto no. "Vittoria per consumatori, libero mercato e aria pulita", esulta Bloomberg inviato speciale Onu per il clima.
Popolarità ai minimi storici
Continua intanto a diminuire la popolarità del presidente americano. Se lo scorso dicembre era al 39, ora secondo l'ultimo sondaggio Gallup, non supera il 37%. Una percentuale molto bassa se si pensa che in
media il grado di approvazione per un presidente è del 53%. Da quando è entrato alla Casa Bianca il suo indice di popolarità è calato sensibilmente, sotto quello dei suoi predecessori.
Nei giorni successivi al giuramento infatti era del 45%. Nel 2010 ad esempio Barack Obama si attestava intorno al 49%, mentre George W. Bush era riuscito a toccare l'84% nel gennaio del 2002, dopo gli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001. Tra gli altri esempi, Newsweek cita Richard Nixon, che nei primi giorni del 1970 era amato dal 63% degli americani, mentre John F. Kennedy nel 1962 vantava il 79%. Donald Trump è quindi il presidente meno popolare della storia recente, ha concluso il sito internet molto seguito FiveThirtyEight. "La sua impopolarità è inusuale. Nei decenni fin dalla Seconda Guerra Mondiale, la media durante il primo mandato di un presidente al suo 175esimo giorno era del 62%".
L'ennesimo record verso il basso coincide con la pubblicazione del libro di Michael Wolff "Fire and Fury: Inside the Trump White House", che racconta il dietro le quinte del primo anno di presidenza Trump. Numerose le rivelazioni piccanti che hanno creato molto imbarazzo e polemiche alla Casa Bianca. Il presidente si è difeso definendo il volume "falso" e il giornalista che l'ha scritto "un impostore".