Il presidente degli Usa Trump firma il decreto per bloccare gli arrivi da sette paesi islamici (Ansa)
Chiudere temporaneamente le porte degli Stati Uniti a tutti i rifugiati provenienti dai Paesi a maggioranza musulmana, trasformando la politica di asilo in una parte fondamentale della strategia anti-terroristica e di difesa della nuova amministrazione americana.
Il presidente Donald Trump ha scelto la sua visita al Pentagono di ieri per annunciare e siglare, circondato dalla leadership militare, un nuovo ordine esecutivo sull'immigrazione, con l'obiettivo di "proteggere il Paese dall'ingresso di terroristi stranieri". Una decisione che ha sollevato una valanga di critiche.
La scelta dello scenario in cui firmare l'ordine, che riguarderà più il dipartimento dell'Homeland Security che quello della Difesa, non sembra casuale alla luce del legame stabilito dal presidente tra l'accoglienza dei migranti provenienti da Paesi musulmani e la lotta al terrorismo jihadista. "Vogliamo fare in modo di non ammettere nel Paese la medesima minaccia che vivono i nostri soldati che combattono al fronte. Vogliamo solo accogliere coloro che appoggiano il nostro Paese e amano profondamente il nostro popolo", ha spiegato Trump. Soprattutto, scrive il presidente, "l'ingresso di cittadini e rifugiati siriani è dannoso per gli interessi degli Stati Uniti e per questo sospendo tali ingressi".
SOSPENSIONE PROGRAMMA ACCOGLIENZA
La misura, che la Casa Bianca ha poi illustrato nel dettaglio, ordina la sospensione di tutto il programma di accoglienza di rifugiati per 120 giorni, per permettere di esaminare i meccanismi di accoglienza e assicurarsi che i 'terroristi radicali' non mettano piede sul territorio americano.
Dopo i 120 giorni, l'ordine esecutivo prevede di dare priorità ai richiedenti asilo appartenenti a minoranze perseguitate per motivi religiosi. In un'intervista alla televisione cristiana Cbn, Trump aveva spiegato che la decisione è volta a proteggere soprattutto la minoranza cristiana. Saranno le autorità locali e statali ad avere un ruolo nel decidere se i rifugiati possano o meno insediarsi.
Il piano dimezza inoltre il numero dei rifugiati che gli Stati Uniti prevedevano di accettare quest'anno, portandolo a 50mila, rispetto agli 85mila previsti dall'amministrazione Obama.
PER I SIRIANI
Il presidente Trump ha chiesto al Pentagono e al Dipartimento di Stato un piano per creare una 'safe zone' dentro e intorno alla Siria per offrire protezione ai siriani che scappano dalla guerra.
STOP AI VISTI
Inoltre, è prevista la sospensione per 90 giorni della concessione dei visti per alcuni Paesi a maggioranza musulmana (Siria, Iraq, Sudan, Libia, Somalia, Yemen e Iran) fino a quando non verrà adottato un sistema di "controllo estremo", che alcune organizzazioni in difesa dei diritti umani vedono già come il preludio della messa al bando della migrazione musulmana.
Eccezione per alcuni tipi di visti come quelli diplomatici o di membri delle Nazioni Unite. La sospensione temporanea è volta a dare tempo al dipartimento dell'Homeland Security, al Dipartimento di Stato e al direttore della National Intelligence per determinare quali informazioni siano necessarie per ogni Paese al fine di garantire che i visti non vengano rilasciati a persone che costituiscono una minaccia per la sicurezza nazionale.
CAMBIAMENTO NEI CONTROLLI
L'ordine chiede anche una revisione per creare un singolo processo di controllo delle persone che entrano nel Paese, che potrebbe includere più interrogatori di persona, ricerche su un database più ampio di documenti di identità o moduli di domanda di ingresso molto più lunghi. Con il sistema attuale solo alcune richieste per un visto prevedono interrogatori. Il governo poi ha già database molto estesi ma secondo il presidente vanno ampliati.
CONTROLLI BIOMETRICI
Trump ha ordinato di velocizzare il sistema biometrico per tracciare, attraverso le impronte digitali, le entrate e le uscite di tutti i viaggiatori negli Usa. L'amministrazione Obama voleva avviare l'attuazione di controlli biometrici all'uscita negli aeroporti più grandi del Paese entro il 2018. Secondo alcuni esperti, perché il sistema funzioni correttamente dovrebbe coprire tutti gli accessi via terra, aria e mare, cosa che richiederebbe grandi sforzi in termini economici e di personale.
PRIMI EFFETTI: PROFUGHI BLOCCATI IN AEROPORTO
I primi contraccolpi dell'ordine esecutivo con Trump ha sospeso temporaneamente con effetti immediati tutti i rifugiati e le persone provenienti da sette Paesi a maggioranza islamica si sono avvertiti già oggi: quelli che erano già in volo per gli Usa sono stati fermati e detenuti agli aeroporti di arrivo. Sul decreto di Trump avvocati e gruppi per la difesa dei diritti umani stanno attivando azioni legali. Tra i casi segnalati dal New York Times uno riguarda due rifugiati iracheni fermati allo scalo di New York: Hameed Khalid Darweesh, che ha lavorati per conto del governo Usa in Iraq per 10 anni e Haider Sameer Abdulkhaled Alshawi, giunto negli Stati Uniti per ricongiungersi alla moglie, che ha lavorato come contractor per gli Usa, e il giovane figlio. Gli avvocati che li rappresentano hanno già presentato ricorso e avviato le procedure per una possibile class action.
LA UE: L'EUROPA ACCOGLIE CHI FUGGE DALLA GUERRA
La Commissione Ue preferisce non commentare le ultime decisioni di Trump che ha chiuso ai rifugiati da sette Paesi islamici, ma una portavoce ricorda che il presidente Juncker ha più volte ripetuto che "l'Europa è e rimane aperta a chi scappa dai conflitti o dal terrorismo, indipendentemente dalla loro religione".
IL PREMIO NOBEL MALALA: MI SI SPEZZA IL CUORE
Immediate le reazioni alla decisione del presidente Usa. «Mi si spezza il cuore nel vedere che oggi il presidente Trump chiude la porta ai bambini, alle madri e ai padri che fuggono dalla violenza e dalla guerra": è il commento dell'attivista e premio Nobel per la pace 2014 Malala Yousafzai. "Mi si spezza il cuore nel vedere che l'America volta le spalle a una storia gloriosa di accoglienza dei rifugiati e degli immigrati: la gente che ha aiutato a costruire il suo Paese, pronta a lavorare duramente in cambio di una equa opportunità a una nuova vita", scrive ancora Malala sulla pagina Facebook del suo Malala Fund. E ancora: "Mi si spezza il cuore nel vedere che i bambini rifugiati siriani, che hanno sofferto sei anni di guerra e non hanno alcuna colpa, sono soggetti a discriminazione".
L'IRAN: APPLICHEREMO PRINCIPIO DI RECIPROCITA'
Il presidente iraniano Hassan Rohani ha affermato, senza nominare Trump, che l'epoca della costruzione dei muri tra i Paesi è "finita"."Oggi non è più il tempo in cui costruire muri tra le nazioni. Hanno dimenticato che il muro di Berlino è crollato tanti anni fai" In serata l'annuncio del ministro degli Esteri iraniano: "La decisione del governo degli Stati Uniti di colpire il popolo iraniano è un affronto a tutte le persone di questa grande nazione", per questo il governo iraniano "per proteggere la sacralità e la dignità di tutti i
cittadini dell'Iran in patria e all'estero" e "per proteggerne i diritti", "attua il principio di reciprocità".
L'ONU: GLI SUA MANTENGANO TRADIZIONE DI ACCOGLIENZA
L'Onu ha chiesto agli Usa di mantenere la "lunga tradizione" di accoglienza e protezione nei confronti di coloro che fuggono dai conflitti; ma ha evitato di criticare apertamente la nuova politica di restrizione all'entrata di rifugiati e migranti nel Paese, varata dall'amministrazione Trump. "Speriamo che gli Stati Uniti continueranno nella loro chiara leadership e nella lunga tradizione di protezione per coloro che fuggono da conflitti e persecuzioni", hanno detto in un comunicato congiunta l'Agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr) e l'Organizzazione Mondiale delle Migrazioni (Oim).
NETANYAHU APPOGGIA TRUMP: GRANDE IDEA
Il premier israeliano appoggia la decisione di Donald Trump di costruire un muro al confine con il
Messico. "Il presidente Trump ha ragione. Ho costruito un muro lungo il confine meridionale di Israele e si è fermata tutta l'immigrazione clandestina. Grande successo. Grande idea", ha scritto su Twitter Netanyahu con tanto di immagini della bandiera israeliana e americana.