sabato 8 aprile 2023
Si scatena la bagarre politica ed elettorale. Il Dipartimento di giustizia ha 7 giorni per il ricorso contro lo stop alla Ru486
Il presidente Joe Biden si oppone allo stop alla pillola abortiva Ru486

Il presidente Joe Biden si oppone allo stop alla pillola abortiva Ru486 - Reuters

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Sembra assumere connotati politici ed elettorali la battaglia giudiziaria che ha investito l’aborto farmacologico negli Stati Uniti. Nella serata (americana) di venerdì un giudice federale del Texas, nominato dal repubblicano Donald Trump, ha sospeso l’uso del mifepristone (noto in Italia come Ru486), annullandone temporaneamente l’approvazione della Food and Drug Administration (Fda) e vietando la pastiglia in tutti gli Stati Uniti. Ma l'entrata in vigore della decisione è stata rinviata di sette giorni per consentire al governo federale di presentare appello.

Poche ore dopo un giudice federale nello Stato di Washington, nominato dal democratico Barack Obama, ha stabilito invece che la Fda, l’agenzia federale preposta al controllo dei farmaci e degli alimenti, deve mantenere la Ru486 disponibile in più di una dozzina di Stati a guida democratica. E a stretto giro di posta è intervenuto Joe Biden, che si prepara alla campagna per la rielezione alla Casa Bianca, annunciando che «lotterà» per ribaltare la sentenza che proibisce l’utilizzo della pillola abortiva.

Il presidente americano ha definito il divieto un «passo senza precedenti nella privazione delle libertà fondamentali alle donne» e «un attacco politico e ideologico», ordinando al dipartimento alla Giustizia di presentare un appello.

Il ricorso all'aborto farmacologico, che costituisce più della maggioranza delle interruzioni di gravidanza negli Stati Uniti, è aumentato negli Stati Uniti dopo che, nel giugno 2022, la Corte Suprema ha ribaltato la storica sentenza Roe v. Wade che aveva legalizzato l’aborto nel 1971. Se all’epoca della sua approvazione, nel 2000, il mifespristone poteva essere somministrato solo in ospedali, cliniche e studi medici, nel luglio 2020 la Fda ha eliminato l’obbligo per le donne di ritirare la pastiglia in un consultorio o ambulatorio e di assumerlo sotto la supervisione di un medico, consentendo alle pazienti di comprarla in farmacia o riceverla per posta e di prenderla a casa. Anche per questo, ma non solo, una coalizione di cinque gruppi per la vita e alcuni medici aveva fatto causa alla Fda in Texas, sostenendo che l’agenzia non ha esaminato adeguatamente le prove scientifiche o seguito protocolli adeguati quando ha approvato il mifepristone 23 anni fa e che da allora ha ignorato i rischi che il farmaco pone per la sicurezza delle donne. (Il mifepristone è stato approvato per la prima volta in Francia nel 1988). Gli avvocati del Dipartimento di Giustizia, che rappresenta la Fda, hanno contestato in aula tali affermazioni.

E ieri Jack Resneck Jr., presidente dell'American Medical Association (Ama), la più grande associazione medica negli States, ha sostenuto che la decisione del tribunale distrettuale federale del Texas «minaccia di impedire l’accesso a un farmaco sicuro ed efficace che è stato utilizzato da milioni di persone per più di 20 anni».

Intanto i singoli Stati americani, in assenza di una legge federale sull’aborto, dopo la sentenza della Corte Suprema, continuano a prendere posizione pro o contro l’interruzione di gravidanza. Ieri in Idaho, dove l’aborto è illegale, il governatore repubblicano Brad Little ha firmato, trasformandolo in legge, un provvedimento che vieta alle minori di viaggiare fuori dallo Stato per un aborto, chirurgico o farmacologico, o di ordinare la Ru486 per posta, senza il consenso dei genitori. La legge crea il reato di «traffico dell’aborto», punibile fino a cinque anni di carcere.


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