La presidente dei Verdi Regula Rytz, a destra, esultava lo scorso 20 ottobre per l'ascesa del suo partito dal 6,1 al 13,2% (Epa)
Ha vinto lo status quo in Svizzera, dove è fallito oggi il tentativo dei Verdi di entrare nel governo. Dopo un'affermazione storica alle ultime elezioni legislative di ottobre, con la conquista di numerosi seggi in Parlamento e l'aumento dei consensi dal 6,1 al 13,2%, i Verdi avevano candidato la presidente del partito Regula Rytz per essere eletta al Consiglio federale (esecutivo), composto da sette membri. Per farcela, la candidata ecologista avrebbe quindi dovuto scalzare un membro uscente del collegio governativo. La scalata ecologista non è però riuscita. Il parlamento ha confermato per i prossimi quattro anni di legislatura i sette ministri attualmente in carica e mantenuto l'attuale "formula magica".
In base a tale formula le sette poltrone dell'esecutivo sono assegnate ad esponenti di tutti i maggiori partiti, con variazioni negli anni in seguito al mutamento del loro rispettivo peso elettorale. Attualmente, il governo conta due membri dell'Unione democratica di centro (Udc, destra nazionalista, primo partito), due membri del Partito socialista (Ps), due Liberali-Radicali (Plr) ed un membro del Partito popolare democratico (Ppd). I Verdi, divenuti quarto partito per numero di seggi al Consiglio Nazionale alle legislative di ottobre, hanno tentato di conquistare il seggio del ministro ticinese Ignazio Cassis (Plr, attuale ministro degli Esteri e unico italofono al governo), ma hanno ottenuto il solo appoggio dei socialisti. In Svizzera, la stabilità è “sacra” ed i cambiamenti richiedono tempo.
Oltre alla riconferma del ticinese Cassis con 145 voti, anche per rispettare l'equa rappresentanza delle regioni linguistiche nell'esecutivo, sono stati rieletti i consiglieri federali Viola Amherd (Ppd, 218 voti su 244), Alain Berset (Ps, 214 voti), Ueli Maurer (Udc, 213), Simonetta Sommaruga (Ps, 192 voti) e Guy Parmelin (Udc, 191) e Karin Keller-Sutter (Plr,169 voti).