Un disabile accompagnato a vaccinarsi al Velodromo di Berlino, trasformato in hub per le immunizzazioni - Ansa
È necessario ascoltare i disabili per le decisioni che li riguardano. Anzi, è necessario un vero e proprio 'magistero della disabilità'. Lo rileva la Nota della Pontificia Accademia per la Vita pubblicata ieri sul sito dell’Accademia (www.academyforlife.va), intitolata L’amicizia con le persone con disabilità: l’inizio di un nuovo mondo. Imparare dalle esperienze delle persone con disabilità e dei loro caregivers durante la pandemia da Covid-19. Un documento di respiro internazionale, in collaborazione con la Commissione Vaticana Covid-19, per ribadire che «le persone con disabilità e i loro caregivers necessitano e meritano un’attenzione e un sostegno speciali perché la pandemia ha avuto un impatto negativo sproporzionato sulle loro vite». Si mette inoltre in luce l’esigenza di coinvolgere e supportare il più possibile le persone con disabilità «per elaborare piani di assistenza avanzati e decisioni sanitarie in ogni momento, anche durante le pandemie».
Il testo evidenzia tre preoccupazioni etiche fondamentali: «promuovere soluzioni» coinvolgendo i disabili nel processo di pianificazione e decisione; «andare oltre l’inquadramento della disabilità unicamente in termini biomedici per coinvolgere tutte le specialità della medicina, così come altre discipline e altri settori del governo e della società»; infine «sviluppare quadri di salute pubblica basati sulla solidarietà e su una corsia preferenziale per i poveri e i vulnerabili a livello locale e globale».
È necessario ascoltare i disabili, e in questo senso la Nota propone un vero e proprio «magistero della disabilità », perché «le lezioni che le persone con disabilità possono insegnarci, soprattutto durante questa pandemia, sono provocatorie. Ci sfidano ad adottare una nuova prospettiva sul significato della vita. Ci invitano ad accettare l’interdipendenza, la responsabilità reciproca e la cura gli uni degli altri come stile di vita e come un modo per promuovere il bene comune ». L’insegnamento costante della Chiesa guarda a Cristo sofferente e maestro di umanità: «Il Sofferente e Crocifisso continua a vivere in solidarietà con loro (i disabili) durante questa pandemia e oltre. Loro sono nel cuore di Dio e sono centrali nel ministero dell’intero popolo di Dio. La Chiesa, quindi, ha la missione di accompagnare, curare e difendere le persone con disabilità».
Il documento elenca anche sette «raccomandazioni pratiche». Tra le altre, alle organizzazioni sanitarie cattoliche si chiede di «assumere la leadership nel rispondere ai bisogni delle persone con disabilità e delle loro famiglie durante e dopo la pandemia». A livello internazionale, «mentre il L’amicizia come risposta all’emarginazione, rafforzata in molte parti del mondo dal dilagare del virus. «Alla salute pubblica serve solidarietà» mondo distribuisce i vaccini per il Covid- 19, noi raccomandiamo di dare priorità (...) anche a coloro ai quali, come le persone con disabilità, i provvedimenti generici di salute pubblica impongono oneri sproporzionati (ad esempio, la perdita dei servizi essenziali di assistenza)».
La conclusione richiama alcuni princìpi evangelici come guida ricordando però che «purtroppo nel pensiero cristiano non di rado la disabilità è stata identificata come una conseguenza del peccato originale». Il Vangelo invece insegna che «alla fine della nostra vita e della storia umana saremo giudicati sull’amore per il prossimo, specialmente per i poveri, i più vulnerabili e coloro che sono ritenuti gli ultimi della famiglia umana. Tra questi, ai giorni nostri, ci sono le persone con disabilità. Decidiamoci e adottiamo misure durante e dopo questa pandemia per garantire che, dopo che il fango della devastazione di questa pandemia sarà stato spazzato via, costruiremo un mondo migliore, in cui le persone con disabilità siano sempre apprezzate, trattate con amicizia e amate».
Come ha detto monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, «stiamo preparando altri testi per dare voce a quelle categorie di persone che soffrono per la pandemia e le conseguenze sociali, economiche, psicologiche. Perché la Chiesa ha un ruolo di 'madre e maestra' ineludibile».