giovedì 20 giugno 2024
Cade anche l'ultimo veto della Romania sull'ex premier dei Paesi Bassi, che a metà luglio verrà eletto all'assemblea dell'Alleanza di Washington
L'ex premier  olandese Mark Rutte

L'ex premier olandese Mark Rutte - Reuters

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Sarà il premier uscente olandese Mark Rutte il prossimo segretario generale della Nato. Dopo mesi non facili, con i veti inizialmente di Ungheria e Romania (mentre gli altri 30 alleati avevano espresso il sostegno da tempo), la strada è ormai spianata: dopo il via libera del premier magiaro Viktor Orbán pochi giorni fa, a seguito di un colloquio con Rutte a margine della cena dei leader Ue, il 17 giugno a Bruxelles, ieri è stata la volta di Bucarest. Il presidente romeno Klaus Iohannis, che si era candidato al vertice Nato, ieri ha rinunciato e il suo Paese ha potuto così dare il suo assenso all’olandese. Al contempo, Bucarest ha annunciato la fornitura di due sistemi di contraerea Patriot a Kiev.

Inizialmente tra i candidati figurava anche la premier estone Kaja Kallas, che però non ha convinto in quanto considerata troppo estrema nella sua opposizione alla Russia (oggi è in dirittura d’arrivo per il posto di Alto rappresentante Ue). La conferma ufficiale di Rutte arriverà al vertice dell’Alleanza a livello di capi di Stato e di governo che si tiene a Washington dal 9 all’11 luglio. Finisce così la lunga era del norvegese Jens Stoltenberg (dal primo ottobre prossimo), il cui mandato, iniziato nel 2014, avrebbe dovuto scadere nel 2022 ma è stato rinnovato di fronte alla crisi provocata dall’invasione russa dell’Ucraina.

Sul fronte Ue ieri si è registrato un importante intesa: dopo settimane di stallo, è arrivato il «sì» unanime al quattordicesimo pacchetto di sanzioni alla Russia. Un pacchetto che ha un elemento di novità: per la prima volta è colpito il gas russo, in particolare quello liquido, anche se in misura più simbolica che effettiva: il gas liquido russo potrà continuare ad essere importato nell’Ue, ma sarà vietata la sua ri-esportazione verso Paesi terzi.

Si pensa anzitutto all’Asia, anche se le esportazioni russe di gas liquido in quella direzione passano solo per il 10% attraverso porti europei. Tra gli altri punti, una serie di misure per colpire l’elusione delle sanzioni, anche se la Germania – che, a sorpresa, aveva bloccato negli ultimi giorni l’intesa dopo il sì dell’Ungheria – ha ottenuto delle esenzioni per le piccole e medie imprese sul fronte delle verifiche sull’intera filiera. Prevista inoltre la possibilità per le imprese europee (qui con pressing italiano) di ricorrere a tribunali europei e nazionali per chiedere risarcimenti a fronte di cause di danni intentati da soggetti russi o comunque terzi a fronte di rotture di contratti in essere.

Vladimir Putin, intanto, continua il suo tour in Asia. Dopo la Corea del Nord, con cui ha stretto una forte alleanza militare, ieri era la volta del Vietnam, importante partner commerciale sia per l’Ue, sia per gli Usa. Putin ha parlato di un rafforzamento di un «partenariato globale strategico» in vista di una «affidabile architettura di sicurezza». Usa e Ue hanno già criticato Hanoi. Intanto la Corea del Sud, dopo l’intesa tra Mosca e Pyongyang, ha annunciato di valutare l’invio di armi a Kiev, che finora Seul aveva escluso. La risposta dello zar non si è fatta attendere: fornire armi letali a Kiev sarebbe «un errore», ha detto vaticinando che «l'Occidente sostituirà Zelensky nella prima metà del 2025».

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