Bambini e donne della comunità Rom in un villaggio della Transilvania, una delle regioni ancora più arretrate dal punto di vista dello sviluppo della Romania
Per i bambini della minoranza rom della scuola Ion Neculce di Iasi (Nord-Est della Romania, al confine con la Moldavia) la campanella della scuola suona ad intervalli orari diversi rispetto alla maggioranza degli alunni, non consentendo agli stessi bimbi rom delle elementari di interagire con gli altri loro compagni e viceversa. Una possibilità di integrazione mancata, quasi una sorta di «segregazione» alla luce del sole, che è stata denunciata dai rappresentanti dell’Associazione del partito dei rom – Pro Europa– del centro regionale di Iasi e dall’ispettorato scolastico locale per le minoranze.
Gli stessi rappresentanti puntano il dito anche verso un’altra scuola di Iasi, la Scuola Hasdeu, dove gli alunni rom sarebbero stati distribuiti in un unico corpo dell’edificio. Inoltre, risulterebbero classi elementari con un maggior numero di alunni come quelle della scuola Maiorescu, considerata «una élite locale», mentre nelle altre scuole con bambini a maggioranza rom, che spesso versano in condizioni di povertà, le classi sarebbero formate da appena 13-14 bambini.
Recentemente alcune classi della scuola Maiorescu sono state spostate per esigenze di spazio nella scuola Neculce, pur rimanendo i loro alunni formalmente iscritti al primo dei due istituti. La campanella, però, non suona per tutti alla stessa ora, permanendo pause ed intervalli diversi per gli alunni della scuola Ion Neculce di Iasi, la città universitaria e ricca di cultura visitata a giugno scorso anche da papa Francesco. Secondo i rappresentanti dei rom la decisione di far uscire i bambini rom in pause ed intervalli diversi sarebbe stata presa dalla scuola in seguito alle richieste dei genitori degli altri bambini. Sullo scandalo è intervenuta la preside della scuola Maiorescu, Oana Ichim, secondo la quale i rappresentanti dei rom «sfruttano con cattive intenzioni una situazione che non ha niente a che vedere con la discriminazione», aggiungendo che le pause ad intervalli diversi sono state decise in quanto «i servizi igienici sono insufficienti».
Dal canto loro, le autorità scolastiche locali hanno sottolineato che non ci sono casi di discriminazione in atto e hanno aggiunto che gli alunni che è stato necessario spostare per sovraffollamento (usando la struttura della Hasdeu, ma rimanendo comunque alunni della loro scuola Maiorescu) interagiscono con i bambini rom anche tramite appositi programmi d’integrazione come «Giochiamo insieme». Ed è infatti il gioco a questa età che può unire tutti i bambini del mondo al di là di ogni differenza.