Accuse di brogli, gli osservatori Osce che bocciano senza appello gli standard con i quali si è tenuto il voto, migliaia di persone in piazza nel silenzio quasi generale e la minaccia del partito curdo di ricorrere alla Corte Europea. Nulla, però, frena il presidente turco Recep Tayyip Erdogan dal comportarsi come se fosse il trionfatore assoluto, tornando ad attaccare i Paesi «crociati» e pronto a implementare una serie di misure. La prima è già arrivata ieri ed è il prolungamento di altri tre mesi dello stato di emergenza, in vigore ormai dal 20 luglio scorso, cinque giorni dopo il fallimento del golpe, e che sarebbe scaduto domani, quasi sicuramente per limitare al massimo le manifestazioni di dissenso nei confronti del verdetto delle urne. Il secondo sarà un altro referendum sul ripristino della pena di morte, un provvedimento che sta particolarmente a cuore al presidente della Repubblica: lo considera un modo per rendere onore alle oltre 200 vittime del golpe, anche se questo potrebbe significare la rottura definitiva delle trattative per l’ingresso in Unione Europea, per dire la verità già insabbiate da tempo. Il terzo, proprio a proposito di Ue, un referendum sulla membership europea. Il referendum sulla riforma costituzionale, che gli garantirà poteri pressoché illimitati, lo ha vinto con il 51,41% dei consensi, quindi non in modo brillante.
Infuriano le polemiche sui brogli che avrebbero consentito la vittoria dei Sì. Per il premier Yildirim "tutti i partiti devono rispettare i risultati", ma gli osservatori dell'Osce bocciano la regolarità del voto e la deputata austriaca di origini turche Alev Korun parla oggi di "circa 2,5 milioni di schede sospette". L'opposizione chiede di annullare il referendum e il partito kemalista Chp presenterà un ricorso alla Commissione elettorale suprema di Ankara.
Anche secondo il Chp, il Partito Repubblicano del Popolo, almeno 2,5 milioni di schede sarebbero da ritenersi nulle perché inserite in buste non sigillate o timbrate sul fronte anziché sul retro. Ad aiutarlo, anche solo a livello di impatto psicologico, sono le percentuali che ha ottenuto all’estero, soprattutto in Europa, dove la sua riforma ha convinto di media il 59% dei votanti, con punte fra il 54 e il 78% nei Paesi con cui il presidente turco ha polemizzato di più durante la campagna elettorale. Adesso per la Turchia si apre un nuovo corso, anche se una parte della società civile non sembra intenzionata a farsene una ragione. Il Chp ha fatto appello all’Alta Commissione elettorale, organo garante della correttezza del voto, perché il referendum venga annullato e ripetuto, ricevendo, già la stessa sera di domenica, un secco rifiuto. L’Hdp, il partito curdo del Popolo democratico, ha minacciato di andare di fronte alla Corte Europea. Gli osservatori Osce hanno parlato senza mezzi termini di «campagna iniqua» e «mancanza di pari opportunità», di una «copertura unilaterale dei media e di limitazioni alle libertà fondamentali», ricevendo dall’esecutivo l’accusa di essere «prevenuti» e di aver formulato critiche che partono da motivazioni politiche. Poi c’è la gente, soprattutto quella delle grandi città, che non ha proprio digerito il risultato delle urne e che è convinta che quella che Erdogan abbia rubato I loro voti, cambiando così irrimediabilmente la storia del Paese. Già domenica notte sono scesi in piazza per gridare Karholsun Erdogan, Karholsun Seryat, maledetto Erdogan, maledetta Sharia.
Il presidente americano, Donald Trump, ha telefonato al collega turco, Recep Tayyip Erdogan, "per felicitarsi per il successo nel referendum" che ha approvato la riforma presidenzialista. Lo ha riferito la Casa Bianca, confermando l'anticipazione dell'agenzia turca Anadolu. Nessun riferimento nel comunicato Usa alle accuse di brogli lanciate dall'opposizione, solo un accenno al fatto che i due leader "hanno evocato l'azione degli americani in risposta all'uso di armi chimiche da parte del regime siriano",un'allusione al lancio dei missili Tomahawks del 7 aprile contro una base aerea siriana.In precedenza il Dipartimento di Stato americano aveva invece preso nota delle inquietudini espresse dagli osservatori dell'Osce nel denunciare "irregolarità" nel voto turco e attraverso il portavoce aveva esortato Ankara a rispettare l'opposizione e la libertà d'espressione.
Il referendum costituzionale di ieri in Turchia non rispetta gli standard democratici, a causa della "mancanza di imparzialità" che ha fatto sì che il "campo di gioco non fosse tutto allo stesso livello" ha dichiarato Tana de Zulueta, a capo della missione dell'Osce in Turchia. "In generale, il referendum non ha rispettato le norme del Consiglio d'Europa", ha aggiunto Cezar Florin Preda, leader del team dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa. "Auspichiamo un raffreddamento delle tensioni interne al Paese e, inoltre, un coinvolgimento delle opposizioni nel percorso di implementazione delle riforme" ha detto il ministro degli Affari Esteri, Angelino Alfano. "La Germania ha chiesto alla Turchia di impegnarsi in un dialogo rispettoso di tutte le parti politiche e civili" dopo che i risultati del referendum hanno mostrato "quanto profondamente la società turca sia divisa". In una nota congiunta la cancelliera Angela Merkel e il ministro degli Esteri Sigmar Gabriel dichiarano che la Germania rispetta la volontà del popolo turco ma sottolineano anche che il presidente Recep Tayyip Erdogan ha "una grande responsabilità".