Un muro distrutto nell'ospedale Nasser di Khan Younis - Ansa
Sembra proprio un ultimatum. «O i nostri ostaggi torneranno o espanderemo l’operazione a Rafah», afferma il ministro del gabinetto di guerra Benny Gantz. Israele tira dritto: «La battaglia può continuare», anche in vista del Ramadan . Gantz ribadisce che il piano prevede di indirizzare la popolazione civile «verso le aree protette». Un’azione militare, secondo il ministro israeliano, che avviene d’intesa con i partner, Egitto compreso. Affermazione smentita, nei fatti, dal presidente Joe Biden che dopo una telefonata notturna molto tesa con Netanyahu, lancia un esplicito appello: ci deve essere un «cessate il fuoco temporaneo» e bisogna «evitare una invasione di terra di Israele a Gaza».
Prosegue, intanto, la costruzione di un muro nel deserto del Sinai, vicino al confine dove, nei giorni scorsi, le autorità del Cairo hanno schierato uomini e blindati. Secondo il Wall Street Journal sarebbe in costruzione pure una grande enclave, delimitata con mura alta sette metri, per alloggiare gli sfollati palestinesi in caso di un esodo di massa da Rafah. Una situazione, quella al confine con l’Egitto, che tiene in allerta tutta la comunità internazionale. Per l’Alto commissario Onu per i rifugiati, intervenuto alla conferenza per la sicurezza di Monaco, un esodo in massa dalla Striscia di Gaza «sarebbe una catastrofe per i palestinesi, una catastrofe per l’Egitto e una catastrofe per il futuro della pace». Il governo del Cairo, ha precisato Grandi, ritiene che gli sfollati «dovrebbero essere assistiti all'interno di Gaza. Noi – ha concluso l’Alto commissario Onu – stiamo lavorando su questo».
Ma Tel Aviv sembra irremovibile sulla sua linea dura. Prima dell’appello della Casa Bianca, Netanyahu, scrivendo su X, aveva chiuso per l’ennesima volta a una trattativa di pace globale: «Israele respinge apertamente i diktat internazionali riguardanti una soluzione permanente con i palestinesi». Un eventuale accordo per una tregua arriverà «solo attraverso trattative dirette tra le parti», «senza precondizioni» e Israele «continuerà a opporsi al riconoscimento unilaterale di uno Stato palestinese».
Trattative bloccate. Continua, invece, la battaglia nella Striscia di Gaza. Nell’ospedale Nasser, a Khan Younis, l’esercito israeliano ha proseguito «un’operazione precisa e limitata», iniziata mercoledì per cercare «ostaggi nascosti». Ieri incursione delle forze speciali pure nella maternità, mentre sono stati arrestati venti «terroristi» impegnati nell’eccidio del 7 ottobre. Quattro vittime, l’altra notte, fra i pazienti a causa dell’interruzione del flusso di ossigeno: lo riferisce la Sanità di Gaza, controllata da Hamas. Tzahal, invece, riferisce di aver trovato nell’ospedale dei farmaci con i nomi degli ostaggi che sarebbero stati forniti dai parenti. L’esercito sta ora indagando sull’origine dei farmaci e sul loro uso. Inoltre al valico di Rafah un Tir di aiuti è stato assaltato dopo che migliaia di manifestanti hanno manifestato contro Hamas.
Un attentatore, ieri mattina, ha invece aperto il fuoco a una fermata dell’autobus a Kiryat Malachi, località a Est di Ashdod, non lontano dalla Striscia di Gaza. Due le vittime e quattro i feriti secondo le prime ricostruzioni. Anche l’assalitore, che proveniva da un campo profughi di Gerusalemme Est, è stato colpito e ucciso.
Ma è tutto lo scacchiere ad essere attraversato da lampi di guerra. Un raid israeliano l’altra notte nel sud del Libano, ha provocato la morte di cinque miliziani di Hezbollah e di Amal. Nel Mar Rosso, invece, Stati Uniti e Regno Unito hanno effettuato nuovi attacchi in Yemen. nella regione di Hodeidah. Rotte commerciali sempre a rischio: lunedì a Bruxelles la Commissione Affari Esteri lancerà l’annunciata missione navale di pattugliamento Aspides, a probabile guida italiana.