È una guerra che Putin deve vincere rapidamente, per tenere compatto il fronte interno. Gli riuscirà la scommessa? Molto dipenderà dalla capacità dei nascenti “battaglioni di volontari” ucraini: se i partigiani sapranno strutturarsi in una forza di guerriglia longeva e pugnace, l’Ucraina potrebbe trasformarsi in una trappola mortale per lo zar. Per ora i russi sono in vantaggio. Dopo la fase iniziale di raid paralizzanti sull’intero Paese, hanno imbastito una manovra pluridirezionale, con sei attacchi simultanei, sferrati ciascuno da un’intera armata, spalleggiata da unità di assalto aereo. I russi puntano a fare in fretta: vorrebbero chiudere i combattimenti principali nel giro di 3 settimane, ma devono fare i conti con una manovra resa più difficile dalla resistenza ucraina, soprattutto nei terreni densi, come le città e le foreste.
Stanno incontrando un ulteriore ostacolo: il terreno e il clima ostile, che sta obbligando i gruppi tattici blindati a seguire percorsi stradali più prevedibili e più vulnerabili. Nonostante tutto, l’avanzata russa procede al ritmo medio di 20 chilometri al giorno: è veloce. Lo sforzo principale è diretto contro Kiev. Qui sono in campo molte risorse: un’intera armata, forze d’assalto aereo e commando, ora spalleggiati dai famigerati incursori ceceni. I russi hanno già minacciato il cuore della capitale. Proprio ieri sono riusciti a infiltrarsi in alcuni quartieri cittadini, imbastendo un’operazione complessa con un mix di forze speciali, paracadutisti e specialisti dell’intelligence militare, camuffati in abiti civili. Si è scatenata una battaglia strada per strada con i regolari ucraini, le forze della guardia nazionale e le brigate di difesa territoriale. Le forze ucraine hanno beneficiato del supporto di decine di civili, fondamentali per segnalare i movimenti nemici. Potrebbe essere un segnale di un connubio vincente a breve termine, che può rendere la vita difficile ai russi.
Durerà l’assedio di Kiev? Tutto dipenderà dalla motivazione dei difensori, ma l’esito finale appare scontato. Il cappio si sta stringendo. La quarantunesima armata ha ormai aggirato il bastione di Chernikiv e sta marciando verso la città. Da est stanno arrivando i rinforzi di un’altra armata, con reparti blindati e stracolmi di artiglierie. Che i russi qui facciano sul serio si intuisce da due elementi: il grosso delle loro riserve, due armate, è posizionato in Bielorussia e nel sud-est del Paese stanno affluendo decine di elicotteri da attacco, fondamentali in vista della battaglia urbana.
Kiev deciderà le sorti della guerra: è il centro nevralgico ucraino e i russi puntano direttamente al cambio di regime. Non hanno molto tempo. I risultati sembrano dar loro ragione. Nei primi tre giorni, la velocità degli attacchi nel nord e nel sud ucraino è stata superiore a quanto preventivato. Con la conquista di Melitopol, il sud-est del Paese è isolato dal resto del territorio. I russi stanno accerchiando anche Kharkiv, molto tenace nella resistenza, e controllano l’autostrada che collega la seconda città del Paese alla Crimea. Vogliono di più: ambiscono all’intera costa ucraina. Presto attaccheranno Mariupol e Zaporojie, dove dobbiamo attenderci operazioni anfibie. Proseguiranno l’offensiva contro Odessa. Le forze armate russe hanno rivendicato la distruzione di 6 navi da guerra ucraine in una battaglia navale nel mar Nero al largo dell’isola dei Serpenti. A terra, una volta presa Kharkiv i prossimi obiettivi saranno Krementhcuk e Dniepropetrovsk, per ricongiungere le due armate che operano nel settore. Contrariamente alle attese, le operazioni nel Donbass sono invece lente. L’area è fortificata, difficile da attaccare.
Gli ucraini l’hanno rinforzata in otto anni di guerra e sono più forti degli irregolari di Lugansk e di Donetsk. L’intelligence ucraina ha ricevuto informazioni su possibili attacchi chimici russi sotto “falsa bandiera” nelle zone in mano ai separatisti, la cui responsabilità verrebbe poi attribuita a Kiev. Stanno dando battaglia anche a Kherson. La guerra su larga scala non si vince in tre giorni.