Gliu ultimi due sacerdoti sequestrati nello Stato nigeriano del Plateau e liberati l'8 febbraio: padre Ken Kanwa e padre Jude Nwachukwu - Fides
“In questi tempi difficili, questo Dicastero offre la sua più profonda e sentita solidarietà al popolo nigeriano, alle prese con una crisi che si allarga nella portata e si intensifica in proporzione”, Così il segretario del Dicastero per l’Evangelizzazione, sezione per la prima evangelizzazione, l’arcivescovo nigeriano Fortunatus Nwachukwu, ha espresso la solidarietà del Dicastero e sua personale alla Chiesa e alla popolazione nigeriana nell’apprendere “con rammarico - come ha riportato l'agenzia Fides dando notizia del messaggio - da diverse fonti di informazione sulla frequenza dei rapimenti in Nigeria, una situazione che negli ultimi tempi si è notevolmente aggravata”.
“Tra coloro che si ritrovano tragicamente nel fuoco incrociato di questi atti riprovevoli vi sono membri del clero, religiosi e fedeli laici” sottolinea monsignor Nwachukwu nel messaggio inviato a Lucius Iwejuru Ugorji, arcivescovo di Owerri e presidente della Conferenza Episcopale della Nigeria.
“Nulla può giustificare il crimine del rapimento” afferma Nwachukwu perché “le violenze fisiche e le torture mentali che accompagnano i rapimenti minano i pilastri dell'armonia civile e sociale, poiché traumatizzano le persone coinvolte, le loro famiglie e la società in generale”.
“I nostri pensieri e le nostre preghiere sono rivolti ai vescovi, al clero e ai religiosi, ai seminaristi, ai membri devoti della Chiesa, a tutti i cristiani e alle persone di buona volontà in tutta la nazione” continua il messaggio nel quale si esprime “un profondo senso di empatia per le vittime innocenti di questi rapimenti e per le loro famiglie”. “Allo stesso modo, chiediamo al governo della Nigeria di agire rapidamente per affrontare questa minaccia e fermare la crisi in atto”. Monsignor
. Nwachukwu auspica che “oltre ad adottare misure per proteggere vite umane e proprietà, lo Stato, con il sostegno della Chiesa, dovrebbe cercare modi per riposizionare la nazione sulla via della crescita economica, della stabilità politica e della coesione religiosa”.
“La nostra speranza è che questa Quaresima si riveli spiritualmente fruttuosa per ogni credente e ogni comunità ecclesiale in Nigeria. Il Signore vi benedica e vi custodisca Maria Regina e Patrona della Nigeria” conclude. Sono anni che la Nigeria deve far fronte alla piaga dei sequestri di persona che prendono di mira, oltre a sacerdoti e religiosi, stranieri, uomini d'affari, politici, funzionari governativi, diplomatici, governanti tradizionali, insieme a comuni cittadini compresi studenti e scolari, spesso vittime di rapimenti di massa.
Non è facile distinguere tra sequestri commessi da formazioni terroristiche o da gruppi criminali che cercano solo di ottenere un ritorno economico. Che siano commessi da terroristi o banditi sono state catalogate alcune forme distinte di sequestro di persona: rapimenti programmati di persone specifiche individuate in precedenza; sequestri casuali, soprattutto lunghe le strade, prendendo le vittime a caso; rapimenti di massa (con raid in genere programmati su villaggi, luoghi di culto, comprese chiese e moschee, scuole, treni e stazioni ferroviarie). Nel caso di sequestri di vittime scelte con precisione si sono notati sia rapimenti lungo il percorso abituale del soggetto da rapire, sia assalti notturni all’abitazione, sia trappole di tipo sentimentale (Honey Trap), per attirare la vittima nel luogo dove verrà sequestrato.
In Nigeria dal maggio 2023 e dall’inizio del mandato del presidente Bola Ahmed Tinubu, l’impresa di consulenza sulla gestione del rischio SBM Intelligence ha registrato il rapimento di 3.964 persone.
I sequestri non risparmiano la capitale federale Abuja, dove il 5 gennaio Mansoor Al-Kadriyar, è stato rapito insieme a sei delle sue figlie. L’uomo è stato successivamente rilasciato per potere pagare 50 milioni di naira (35.336 dollari) per il rilascio delle figlie. Una di queste è stata uccisa, in seguito al mancato pagamento della somma richiesta. Le altre invece, hanno riacquistato la libertà dopo il pagamento del riscatto. L’11 gennaio nell’area della capitale federale uomini armati in divisa militare hanno compiuto un sequestro di massa, rapendo 11 persone. Una di loro, una ragazza di 13 anni, è stata uccisa per il mancato pagamento del riscatto. Il 18 gennaio è stato addirittura assalito il complesso militare di Kurudu con il rapimento di due persone.