«Speriamo che Modi abbia l’umiltà di dimenticare il passato e di operare sul piano internazionale in modo positivo. Se così sarà, anche la vicenda dei marò italiani potrà essere risolta in un clima di mutuo rispetto, diplomazia matura e benefici reciproci a lungo termine. L’India sotto il Bjp non avrà interesse a inasprire i toni con l’Italia». L’analista politico Anil Kumar Verma non ha dubbi sul fatto che il “nuovo” proposto dal futuro capo del governo potrà consentire lo scioglimento di molti nodi.
Perché gli elettori hanno premiato il Bharatiya Janata Party? Piuttosto che di successo del Bharatiya Jana Party (Bjp) bisognerebbe parlare di elezioni Modi-centriche, in cui gli elettori hanno votato per un candidato che ha dimostrato maturità, capacità amministrative e una prospettiva innovativa. Modi si è impegnato per 11 mesi, dopo la designazione del partito alla guida della campagna elettorale, partecipando a 437 comizi e migliaia di iniziative che lo hanno connesso alla gente e gli hanno premesso di proporre al meglio la propria visione. Lo ha fatto rigettando i toni troppo accesi, perseguendo un approccio aggregativo che lo ha avvicinato a ogni gruppo sociale. Ha condotto la campagna come fosse alle presidenziali, sconfiggendo sul campo il suo rivale Rahul Gandhi comizio dopo comizio. Il Congresso ha fallito nel difendere le proprie conquiste, non ha ammesso corruzione e scandali e ha dimostrato poca determinazione nelle proposte.
Quale governabilità si prospetta? Non vedo problemi in proposito. La popolarità di Modi sarà un collante attorno al suo premierato. La sua esperienza a capo del governo dello Stato del Gujarat dal 2002 consentirà agli indiani di sperare in un governo efficiente, funzionale e stabile. L’India si aspetta di cambiare concretamente in termini di laicità, nazionalismo, politiche di inclusione, sviluppo e benessere condiviso. Potrebbe essere una sorpresa per il mondo.
Ci sono preoccupazioni per la sorte delle minoranze sotto un governo a guida Bjp. Nei cristiani sono ben presenti le persecuzioni tollerate, se non incentivate, dal partito e dai suoi alleati. Credo che con Modi al potere si apra un nuovo capitolo per le minoranze in termine di benessere, sviluppo e legittimazione, sia economica, sia politica. I partiti dell’ex maggioranza hanno sclerotizzato le minoranze, come quella musulmana o cristiana, per vantaggi politici. Il Bjp potrebbe aprirle a una maggiore integrazione. Gli elettori hanno dato fiducia a Modi per i risultati lusinghieri in termini di sviluppo in Gujarat e ci si aspetta che questo valga per tutto il Paese. I cristiani non hanno di che temere. Sono cittadini rispettosi della legge e – anche quando siano impegnati in attività di conversione – il loro impegno nei servizi educativi e sanitari è apprezzato. Non occorre che diventino militanti per avere quanto garantito dalla legge.
Quale ruolo internazionale sarà possibile per un’India guidata dai nazionalisti? Sotto il precedente governo il Paese ha volato basso e questo non è piaciuto agli indiani, che si aspettano che Modi possa meglio assicurare rapporti amichevoli e tutelare non solo gli interessi nazionali ma anche affrontare le preoccupazioni legittime di paesi vicini e amici. In realtà, la politica aggressiva verso Modi del governo uscente ha posto molte diplomazie in difficoltà verso la futura guida dello Stato e staranno ora interrogandosi su come rimediare. In fondo, come possono ignorare il primo ministro di una nazione come l’India?