L'ex presidente Lula - Ansa
"Avremo una buona giornata". A scrivere è Sergio Moro, all'epoca giudice-star dell'operazione Lava Jato, la più grande operazione anti-corruzione nella storia del Brasile. Destinatario del messaggio Telegram è il pm Deltan Dallagnol, impegnato nell'istruire la causa contro l'ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva, accusato di aver ricevuto un appartamento come "tangente" da una società legata al colosso petrolifero Petrobras. In quel processo, Lula è stato condannato a otto anni e dieci mesi. Ne ha scontato 580 giorni: il rilascio, l'8 novembre 2019, è avvenuto per ragioni procedurali. Ora, però, quella sentenza potrebbe essere annullata. Lo ha chiesto alla Corte Suprema la difesa dell'ex leader sulla base della rivelazione di una nuova serie di messaggi tra Moro e i pm dell'accusa. La prima tranche era arrivata da alcuni hacker che erano riusciti a intercettarli e li avevano consegnati al sito di inchiesta The Intercept. Questo li aveva diffusi nel giugno 2019 provocando un terremoto: i colloqui continui tra Moro, magistrato giudicante, e i pm dell'accusa violerebbero il principio di imparzialità previsto dalla legge.
Stavolta la scossa rischia di essere più forte: i contenuti dei messaggi - "manipolati" secondo Moro - provengono dalla polizia federale che ha trovato il contenuto completo delle chat nell'intento di scovare gli hacker. La Corte Suprema ha consentito agli avvocati di Lula di visionare la parte che riguarda il loro assistito. E quel che risulta conferma e rafforza le prime rivelazioni. La comunicazione tra i pubblici ministeri e Moro è stata costante tra settembre 2015 e giugno 2017: quest'ultimo arriva a suggerire strategie e fonti da interrogare. Il "caso Lula" - chiamato negli scambi "9", il numero dell'ex leader dopo un incidente sul lavoro - si è trasformato nel "caso Moro". Dopo un'iniziale cautela, l'Alta corte ha accettato di affrontare la questione entro giugno. Al di là degli effetti giudiziari, la decisione rischia di avere un forte impatto politico. La condanna - a cui se ne aggiunge un'altra a 12 anni e 11 mesi sempre nell'ambito di Lava Jato - ha impedito a Lula di partecipare alle presidenziali del 2018, in cui era il favorito e che sono state poi vinte da Jair Bolsonaro. E, tuttora, lo tagliano fuori dalla corsa del prossimo anno. Ma ora tutto potrebbe cambiare.