Anders Breivik, l'autore della
strage di
Utoya del 2011, ha vinto la causa intentata contro lo Stato norvegese
per violazione dei diritti umani nella prigione in cui è rinchiuso da
quasi cinque anni. Il giudice della Corte distrettuale di Oslo ha
riconosciuto che
"le condizioni carcerarie che gli sono riservate
costituiscono un trattamento disumano".
Il diritto "rappresenta un valore fondamentale in una società
democratica" e viene applicato anche ai "terroristi e agli assassini",
ha detto il giudice Helen Andenæs Sekulic. Non è invece stato violato
il diritto a una vita privata e familiare.
Il 37enne estremista di destra
è stato tenuto in regime di
isolamento per quasi 5 anni, in violazione dell'Articolo 3
della Convenzione europea sui diritti umani. Breivik aveva chiesto anche la revoca delle
restrizioni sulle sue comunicazioni con l'esterno, per poter
tenere contatti con i simpatizzanti, ma le autorità l'avevano
respinta per motivi di sicurezza a causa della "estrema
pericolosità" di Breivik e per prevenire attacchi di qualche
suo sostenitore.
Breivik è stato
condannato nell'agosto del
2012 a 21 anni di carcere (il massimo della pena in Norvegia)
per un attentato dinamitardo a Oslo (8 morti) e per la strage
sull'isola di
Utoya, che
costò la vita a 69 persone, in gran parte
adolescenti, il 22 luglio 2011.