Le studentesse dopo la liberazione - Ansa
Sono state rilasciate le studentesse portate via la settimana scorsa da un commando di uomini armati da un college nel Nord-ovest della Nigeria: lo ha riferito oggi Bello Mutawalle, il governatore dello Zamfara, lo Stato dove si era verificato il sequestro.
Fotografie delle giovani, velate secondo l'uso islamico, riunite nell'ufficio dell'amministratore nella capitale Gusau, sono state diffuse sui social network. Secondo Mutawalle, per ottenere il rilascio delle giovani è stato intavolato un negoziato ma non è stato versato alcun riscatto. Una versione, questa sull'assenza di un pagamento di somme di denaro, in linea con la tendenza dei funzionari nigeriani a non rivelare dettagli o modalità riguardo alle liberazioni di persone sequestrate.
La sala in cui sono state riunite le ragazze: rifocillate, alcune di loro hanno avuto bisogno di anche cure mediche - Reuters
Venerdì, quando si era avuta notizia dell'assalto al college di Jangebe e del rapimento, si era detto della scomparsa di 317 giovani. Oggi è stato riferito di 297 ragazze liberate: tutte le liceali sarebbero però in salvo, perché alcune di loro erano riuscite a fuggire durante l'assalto del commando armato. Su Twitter, accanto alle foto, Mutawalle ha scritto: "Mi unisco a tutti i nigeriani di buona volontà nella gioia, le nostre figlie sono salve".
La gioia del padre di due ragazze - Reuters
Per la liberazione delle studentesse, e per la loro incolumità, aveva pregato papa Francesco domenica al termine dell'Angelus. Sempre domenica, si era diffusa la notizia della liberazione, subito smentita dalle autorità. Stamani l'annuncio che tutto è andato a buon fine e la foto delle ragazze finalmente libere.
Una delle studentesse ha raccontato ad Associated Press cosa è successo la notte del sequestro. "Stavamo dormendo di notte quando all'improvviso abbiamo cominciato a sentire degli spari. Sparavano senza fine. Ci siamo alzate dal letto e le persone dicevano che dovevamo correre, che erano ladri", ricorda la ragazza. "Tutte sono fuggite e nella stanza eravamo rimaste solo in due", spiega, aggiungendo che gli assalitori hanno puntato le pistole alla testa delle ragazze. "Avevo davvero paura che mi sparassero", racconta ancora la studentessa, spiegando che gli assalitori hanno chiesto indicazioni per andare verso l'area dello staff e della direzione. "Abbiamo detto che non sapevamo. Loro hanno detto che il direttore è nostro padre e che ci avrebbero dato una lezione".
Dopo il rilascio, le ragazze in fila seguono gli ordini delle forze di sicurezza - Reuters