lunedì 27 luglio 2020
Arrivato in Francia 8 anni fa dal Ruanda, era esasperato per il mancato rinnovo del permesso di soggiorno. Decisive le immagini della videocamera di sorveglianza
L'interno devastato dopo l'incendio

L'interno devastato dopo l'incendio - Reuters

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Da mesi chiedeva invano il rinnovo del permesso di soggiorno, e ormai avrebbe dovuto tornare in Ruanda. «Adesso si sente sollevato», ha riferito l’avvocato dell’uomo che domenica ha confessato di aver appiccato il fuoco alla cattedrale di Nantes lo scorso 18 luglio.

Ad incastrare Emmanuel A. , 39 anni, da 8 in Francia, volontario della diocesi, sono state le immagini della video sorveglianza. Lo si vede, al contrario di quanto riferito ai magistrati, uscire dalla cattedrale non la sera prima dell’incendio dopo averla chiusa (questo era il suo incarico), ma la mattina dopo, addirittura 10 minuti dopo la prima telefonata ai pompieri per dare l’allarme.

Tre inneschi erano stati scoperti fin da subito. Era da quei tre punti che si erano sviluppate le fiamme che avevano distrutto il prezioso «grande organo» del XVII secolo. Subito la pista dell’incendio doloso era stata quella privilegiata dagli inquirenti, che avevano interrogato Emmanuel in stato di fermo. Lui aveva negato in modo netto ma il procuratore di Nantes, Pierre Sennès, aveva lasciato trapelare la convinzione degli inquirenti che il ruandese fosse coinvolto direttamente nel disastro.

Vigili del fuoco al lavoro per salvare l'antica cattedrale gotica di Nantes, dedicata ai santi Pietro e Paolo

Vigili del fuoco al lavoro per salvare l'antica cattedrale gotica di Nantes, dedicata ai santi Pietro e Paolo - Ansa

A convincerli della causa scatenante è stata una e-mail che Emmanuel aveva inviato a tutta la diocesi la mattina prima dell’incendio, venerdì 17. Il volontario, apprezzato e benvoluto da tutta la parrocchia, esprimeva nel messaggio la sua esasperazione per il rifiuto della prefettura di rinnovare il suo visto di soggiorno. Gli esperti, in settimana, hanno escluso l’incendio accidentale. Appena convocato dal giudice per il nuovo stato di fermo, sabato sera, non ha resistito ed ha confessato tutto. Ora rischia 10 anni di carcere.

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