Il presidente Usa Donald Trump conferma al “New York Times” di essere pronto a dichiarare l'emergenza nazionale per costruire il muro al confine con il Messico. "È tutto pronto, ho creato le condizioni per fare quello che farò", ha detto il presidente rispondendo a una domanda. Il “piano B”, rivelato ieri dai media, dovrebbe scattare se l'accordo per evitare un nuovo shutdown il 15 febbraio non includerà i soldi per il muro. "Aspetterò fino al 15. Ma penso sia una perdita di tempo", ha detto. Poco prima Trump era tornato anche sulla questione dello scontro con i democratici alla Camera: “Un accordo senza muro col Messico non funziona. Sta giocando” aveva detto Trump rispondendo alla speaker della Camera Nancy Pelosi, la quale aveva ribadito che "non ci sarà nemmeno un soldo" nel testo che repubblicani e democratici stanno negoziando per evitare un nuovo shutdown il prossimo 15 febbraio. "Pelosi pregherà per un muro", ha aggiunto, ricordando l'arrivo di nuove carovane di migranti dall'Honduras.
Intanto emerge che nel 2018 oltre 30mila bambini arrivati da Honduras, Guatemala ed El Salvador sono stati trattenuti temporaneamente in centri di detenzione in Messico. Numeri che parlano chiaro di come, assieme ai loro genitori, anche i figli hanno preso parte alle carovane del migrante e a tutti i gruppi di migranti che si sono messi in marcia nell’ultimo anno. Caldo, freddo, fame, stanchezza hanno colpito anche i piccoli viaggiatori, denuncia l’Unicef per bocca della sua portavoce Paloma Escudero. La violenza e l’instabilità politica dei Paesi di provenienza rimangono i motivi per i quali queste famiglie sono partite per arrivare in Messico e poi, magari, passare la frontiera per gli Usa. Il 17 gennaio 2019 oltre 12 mila persone, fra cui tremila bambini, hanno compiuto il percorso da Tecun Uman, in Guatemala, fino a Tapachula, confine sud del Messico, dove la rappresentante dell’Unicef si è recata per constatare le condizioni dei bimbi. Il rischio della divisione dalle loro famiglie è un serio pericolo per la sicurezza anche psicologica dei piccoli migranti. "Sia che questi bambini rimangano in Messico sia che procedano verso nord, è fondamentale che rimangano con le loro famiglie, che non finiscano nei centri di detenzione e che vengano protetti durante tutto il viaggio", spiega la Escobedo. Anche se il Messico sta attuando misure sempre maggiori per salvaguardare i diritti dei bambini in transito o che chiedono asilo nel Paese, persistono degli ostacoli. In Chiapas, a Tapachula, in un centro che ospita circa 1000 migranti, la Escobedo ha visto madri e bambini dormire sul pavimento e nei corridoi. Molti non sanno cosa sarebbe successo e quando avranno il permesso di lasciare il centro.
L'Unicef sta fornendo assistenza tecnica diretta all'Agenzia per l'Assistenza sociale e alle Autorità per la Protezione dell'infanzia per assicurare che i bambini non accompagnati ricevano cure e attenzioni. Non sono pochi i minori che viaggiano completamente da soli. Al trauma di violenza e povertà che avevano a casa loro, questi ragazzini stanno sperimentando quello dello sfollamento e dell’insicurezza di viaggio troppo lungo", ha dichiarato la portavoce dell’Unicef mentre 3mila bambini in queste ore aspettano il visto di permanenza in Messico.