Il riscatto pagato dai familiari non ha salvato padre Moisés Fabila Reyes, 84 anni, sacerdote responsabile del coro della Basilica di Nostra Signora di Guadalupe a Città del Messico. Il suo corpo è stato trovato nella notte tra ieri e oggi a Cuernavaca, nello Stato di Morelos, città dove era stato sequestrato il 3 aprile scorso, durante un viaggio con i parenti.
I malviventi si erano subito messi in contatto con la famiglia, chiedendo due milioni di pesos (circa 86mila euro) in cambio della liberazione dell’ostaggio. Somma che effettivamente era stata versata martedì notte. Il che non ha, però, evitato il peggio. Secondo le prime ricostruzioni, l’anziano padre Moisés non avrebbe sopportato le dure condizioni di detenzione imposte dai carcerieri. Quest’ultimo è il terzo sacerdote ucciso in Messico nell’arco di una settimana, il quinto da gennaio.
Vittime della narcoguerra che da oltre undici anni dilania il Paese. Le mafie – forti del sostegno di interi pezzi di istituzioni – sanno che i preti sono un riferimento forte e alternativo per la società. Per stabilire il loro regno di terrore, devono dunque “neutralizzarli”. Lo meccanismo che spiega il massacro di attivisti per i diritti umani e giornalisti.
LE ALTRE VITTIME DEL 2018
Padre German Miniz Garcia (5 febbraio)
Padre Ivan Anorve Jaimes (5 febbraio)
Padre Rubén Alcàntara Dìaz, 50 anni, accoltellato a morte (18 aprile)
Padre Jaun Miguel Contreras, 33 anni, aveva appena finito di celebrare Messa (21 aprile)