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Cecilia youth center, qui a Balaka in Malawi, la Messa è l’evento principale della settimana. Frequentato da qualche centinaio di bambini e ragazzi di tutte le età, il centro è ormai un punto di riferimento sicuro per la cittadinanza locale. E’ intitolato a Cecilia, figlia morta a tre anni della famiglia Carrara di Zanica (Bergamo) che ha capito come l’unico modo di vincere il dolore personale era donare e donarsi agli altri, ricevendo in cambio la gioia di una comunità intera. Al suo interno una biblioteca molto fornita, alcuni computer utili all’insegnamento delle basi dell’informatica, una piccola chiesa senza pareti e coperta solo da un tetto, educatori che tengono diversi corsi per bambini e ragazzi. Quando arriviamo la Messa è già iniziata: da un lato siedono, a terra o in ginocchio, un centinaio di bambini, dall’altro i ragazzi del coro e qualche adulto. La funzione, guidata dal missionario monfortano Piergiorgio Gamba, è in lingua chichewa. Tutti i passaggi – dalla lettura del Vangelo all’omelia, dall’offertorio alla benedizione finale – sono sottolineati da lunghi e coinvolgenti canti religiosi della tradizione locale. Bellissime le voci, perfetta l’organizzazione. Finita la Messa è Justin Duwa, un educatore 31enne, ad avvicinarci e a raccontare il lavoro del centro. “Svolgo questo compito da dieci anni ormai e so quanto conti l’unità per veder crescere questi giovani con piena consapevolezza di sé, in modo da far raggiungere loro gli obiettivi che si prefiggono nella vita – spiega -. Balaka non offre molto, non ci sono nemmeno quelle poche possibilità lavorative che si trovano a Lilongwe, la capitale, o a Blantyre, ma non bisogna lasciare i ragazzi perdersi per strada, tenendoli anzi sempre occupati”. Più specificamente, Justin si occupa dei ragazzi tra gli 8 e i 13 anni. A loro viene richiesto anche di svolgere qualche piccola attività sociale per le persone più anziane o, semplicemente, per chi ne ha bisogno, in un ottica di condivisione delle necessità. Poi tra i più grandicelli c’è anche chi – sorride Justin – pensa già a cosa farà da grande. E’ il caso di Blessing, un ragazzo di 18 anni: va ancora a scuola, ma frequenta un mini-corso di giornalismo tenuto dagli educatori. D’altronde, la Montfort media, con le sue riviste e la sua Tv, distante appena poche centinaia di metri dal centro, è un polo di attrazione fortissimo per i ragazzi del luogo.Blessing ci avvicina non senza timidezza, chiedendo umilmente quali materie è necessario studiare per svolgere questo mestiere e quali punti fermi è necessario non perdere mai di vista. E la sua umiltà, ci viene da pensare, è proprio una di quelle caratteristiche da mantenere sempre intatte per raccontare l’essere umano.