Una manifestazione in Spagna contro l'utero in affitto
La Procura spagnola indagherà sull’attività delle agenzie di gestazione surrogata che operano in Spagna. A monte dell’iniziativa, una denuncia della ministra di Giustizia ad interim, Dolores Delgado. In una nota, quest’ultima ha ricordato che la pratica è vietata per legge dal 2006. E che le società che offrono tale servizio mediante filiali in Spagna «lucrano con quest’attività illegale realizzata in Paesi terzi». Nella richiesta, trasmessa dal pubblico ministero all’Audiencia Nacional, l’esponente del governo socialista chiede di valutare «la possibilità che in questi Paesi terzi siano violati i diritti delle donne in gravidanza».
E che «a volte, si facciano passare per figli bambini nati senza relazione genetica alcuna con le coppie» di destinatari. Secondo l’ex magistrato, potrebbero configurarsi i reati di traffico di minori, associazione criminale, riciclaggio di capitali e falso in documenti. «È una questione molto grave che ci sia chi fa affari con il ventre delle donne».
L’esecutivo di Pedro Sánchez intende «combattere qui e ovunque le mafie che lucrano sui bambini», ha dichiarato la Delgado, nel rilevare le «condizioni disumane» spesso sottoscritte dalle cosiddette “mamme in affitto”. La linea dura del governo Sánchez sull'utero in affitto e la scelta di Delgado – condivisa anche da buona parte del movimento femminista – ha riacceso lo scontro con Ciudadanos. Il partito di centrodestra liberale ha fatto della legalizzazione della pratica – solo di tipo “altruistico” – uno dei propri cavalli di battaglia, che vede contrapposte da un lato associazione femministe e partiti di sinistra contrari alla gravidanza per altri e partiti neoliberali dall’altro. Circa mille bambini nati da utero in affitto arrivano ogni anno in Spagna, con un costo fra i 100mila e i 150mila euro per gravidanza.
La normativa vigente dichiara «nullo di pieno diritto il contratto, con o senza lucro, con la donna che rinuncia alla maternità a favore del contrattante o di un terzo». Tuttavia, non è prevista sanzione, né vietata l’intermediazione. Per questo, sempre più famiglie si recano in Paesi come Ucraina o Georgia, dove sono forniti pacchetti “all inclusive” di spese mediche, di alloggio, traduzione e assistenza legale. Anche agenzie iberiche fanno da intermediarie con Paesi come Canada, Usa, Gran Bretagna, Nepal, Messico, Thailandia, Russia, dove la pratica è legale.