Ansa
Una scelta dovuta, intrisa d’umanità, oppure un’insidiosa breccia aperta all’eutanasia? La Francia s’interroga, dopo l’annuncio ieri dell’imminente possibilità di praticare a domicilio ai malati terminali delle «sedazioni fino al decesso», finora riservate esclusivamente ai ricoveri ospedalieri. Fra quattro mesi, anche i medici di famiglia potranno prescrivere e somministrare ai loro pazienti il midazolam, un potente sedativo correntemente impiegato nei nosocomi anche per le anestesie operatorie. Ma a domicilio, lo scopo ufficiale sarà di alleviare le sofferenze di pazienti «in fin di vita».
Ieri pomeriggio, il via libera è giunto dal Ministero della Sanità, poche ore dopo l’annuncio mattutino di una raccomandazione nello stesso senso da parte della Has, Alta autorità di sanità, un organismo pubblico ufficialmente indipendente che dal 2018 conduceva uno studio sulla possibile commercializzazione in farmacia della molecola. Al di fuori degli ospedali non esistevano finora documenti affidabili sulle posologie del midazolam e in generale sul suo uso. Ma con la nuova autorizzazione ministeriale «i medici che vogliono lanciarsi» potranno consultare una «guida pratica» ufficiale per acquisire le competenze specifiche necessarie, ha spiegato Pierre Gabach, responsabile per la deontologia presso la Has.
La svolta sanitaria giunge dopo un caso d’attualità che ha fatto molto discutere. Lo scorso novembre, in Normandia, il dottor Jean Méheut-Ferron, medico di famiglia residente nel dipartimento di Rouen, è stato iscritto nel registro degli indagati e sospeso dall’esercizio della professione dopo aver somministrato a domicilio del midazolam a 5 pazienti anziani ritenuti in fin di vita. Il mese scorso, un sindacato di categoria (Fmf) aveva lanciato un «manifesto di 343 medici» per esprimere la propria solidarietà al collega di Angerville- la-Martel, sostenuto anche da un’altra petizione. Secondo le autorità sanitarie francesi, il nuovo via libera permetterà l’accesso di molti più pazienti a una «sedazione profonda e continua » nei casi previsti dalla controversa legge Claeys-Leonetti in vigore dal febbraio 2016. Un testo, quest’ultimo, già criticato in particolare da associazioni come Alliance Vita per via del rischio di aprire la strada a forme mascherate di eutanasia.