sabato 27 marzo 2021
Per la recessione innescata dalla pandemia è cresciuta del 122% la richiesta di aiuti alimentari dalle famiglie in difficoltà
La crisi e il Covid: più mense dei poveri che ristoranti di McDonald’s

Ansa

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Nel Regno Unito, ormai è un dato di fatto, ci sono più banchi alimentari e mense per i poveri che ristoranti McDonald’s. Èquesto il metro che descrive la portata dell’emergenza povertà in un paese, strozzato dalla crisi innescata dalla pandemia di Covid, alle prese con una forsennata corsa al vaccino e, ormai da qualche giorno, con il dibattito relativo all’opportunità di creare una sorta di “passaporto vaccinale” per facilitare la riapertura dei pub.

Secondo un dossier curato dalla Camera dei Comuni, i banchi alimentari, presenti Oltremanica da più di vent’anni, oggi sono oltre 2.200. Per la precisione, a livello nazionale se ne contano 1.300 (tanti sono anche i fast food della nota catena americana nel Regno Unito) tra quelli gestiti dalla fondazione Trussell Trust e 929 indipendenti. Nel 2020, anno segnato dalla recessione causata dal lockdown disposto per contenere la pandemia, i punti di distribuzione non organizzata di beni alimentari per famiglie indigenti sono aumentati dell’88%. Comuni, parrocchie, scuole e associazioni, in sostanza, si sono dovuti rimboccare le maniche per rispondere all’esponenziale richiesta di aiuto mettendo su, spesso dal nulla, piccole banche di cibo fresco e in scatola donato a livello locale da aziende, supermercati e privati cittadini.

I dati del network Independent Food Aid dicono che il numero di pacchi distribuiti a persone in difficoltà economica, in prevalenza disoccupati, cassaintegrati, studenti o madri single, è cresciuto del 62% con picchi fino al 122% per quelli, comprensivi di latte, pastine e omogeneizzati, destinati ai bambini. Le razioni di cibo distribuite da Trussell Trust, in genere predisposte per un fabbisogno di tre giorni, sono state 1,2 milioni in un solo semestre.

A marzo dello scorso anno, la Commissione parlamentare per l’ambiente, il cibo e gli affari rurali di Westminster ha avviato un’indagine sull’emergenza, su cui dal 14 gennaio è in corso un ulteriore aggiornamento. Tra le raccomandazioni inviate al governo c’è quella a valutare l’opportunità di introdurre il «diritto al cibo» nella National Food Strategy, il piano a cui l’esecutivo sta lavorando in risposta alle criticità del comparto alimentare causate non solo dal Covid ma anche dalla Brexit.
Gli addetti ai lavori parlano del problema, da qualcuno considerato come residuo di decenni di austerità e tagli alla spesa sociale, in termini di «insicurezza» alimentare. In altri posti del mondo si chiamerebbe, semplicemente, «fame». Andrew Forbes, pastore della comunità di King’s Church, a Milton Keynes, nonché gestore del banco alimentare locale, commenta alla “Bbc”: «Nessuno è immune, chiunque è esposto al rischio di provarla».

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