La sua immagine, ripresa dalle telecamere dell’aeroporto di Gatwick e diffusa da Scotland Yard proprio a metà febbraio di quattro anni fa, aveva fatto il giro del mondo, ma Shamima Begum non era mai stata ritrovata. Scappata in Siria, appena sedicenne, insieme a due amiche, aveva lasciato tutto per il Daesh e oggi non sembra pentita. “Era la vita che volevo”, ha raccontato al “Times” che l’ha rintracciata nel campo rifugiati di Al-Hol.
Voglio salvare il mio terzo bambino. Gli altri due sono morti
Racconta, però, di voler rientrare a Londra per crescere il suo bambino che è nato questo fine settimana. I primi due li ha persi - la primogenita aveva un anno e nove mesi e il secondo nato soli otto mesi – per malnutrizione e mancanza di medicine. Il ministro per la sicurezza Ben Wallace, intervistato dalla “Bbc”, ha risposto alla richiesta della Begum spiegando che sarebbe molto costoso e anche pericoloso rimpatriarla. Non solo. La donna rischia l’incriminazione e la prigione perché ormai è maggiorenne ed è colpevole di terrorismo. Le autorità britanniche, però, hanno annunciato che potrebbero non bloccare il ritorno di Begum dal momento che non è mai stata condannata per nessun crimine ma non hanno escluso di poterla processare all'arrivo.
Shamima non sembra pentita
Anche se nell’intervista del “Times” Shamima definisce il Daesh “corrotto e oppressore” non dà veri segni di pentimento per aver combattuto l’Occidente. Aggiunge che la vista di una testa mozzata nella spazzatura non l’ha affatto turbata, per esempio. “Non intendo mettere a rischio la vita di cittadini britannici per andare a cercare terroristi o ex terroristi in uno Stato fallito”, ha detto il ministro Wallace. Sir Peter Fahy, responsabile dell’antiterrorismo all’epoca della fuga di Shamima, ha spiegato che le cose andrebbero diversamente se la donna mostrasse qualche segno di pentimento. Anche se fosse rimpatriata per la polizia diventerebbe molto difficile proteggere la donna dagli attacchi sia degli estremisti di destra che degli islamici più radicali. Se, invece, Shamima fosse minorenne lo stato britannico avrebbe il dovere di proteggerla e, insieme a lei, il suo bambino.