Il fumo delle esplosioni si alza dalla cittadina libanese di Kfar Kila al confine con Israele - Reuters
Si spara sul confine tra Iseaele e Libano. Si spara sulla tregua temporanea a Gaza, come su quella in Libano. Due gli attacchi mortali in Israele da parte di razzi di Hezbollah. Il primo nella tarda mattinata di ieri vicino a Metula, mentre il secondo nel pomeriggio nei pressi di Kiryat Ata, nella zona di Haifa: 7 le vittime che stavano tutte lavorando nei campi. Si tratta di un israeliano e quattro braccianti thailandesi nel primo attacco, e di una donna di 60 anni e del figlio di 20 nel secondo.
Israele ha invece attaccato il Libano orientale con quattro raid contro il villaggio di Douris e intorno alla città di Baalbeck, nella Beqaa, dopo un appello all'evacuazione pubblicato dall'esercito israeliano: 45 vittime nel Paese nelle ultime 24 ore.
Sempre ieri una base per le truppe irlandesi dell'Unifil, nel Libano meridionale, è stata colpita da un razzo lanciato contro Israele, da Hezbollah: non è chiaro se il razzo suia caduto per errore e se sia stato intercettato. Nessun soldato è rimasto ferito. Circa 350 soldati irlandesi sono attualmente schierati come peacekeeper con la missione delle Nazioni Unite in Libano dell'Unifil.
Si è sparato ieri, e si continuerà a sparare anche oggi. «Hamas sostiene la necessità di una fine permanente, e non temporanea, della guerra». Ricevuta formalmente la proposta di un cessate il fuoco temporaneo, Hamas lo ha respinto subito al mittente: «Abbiamo già espresso la nostra posizione sull’idea di una tregua temporanea della guerra: non servirà ad altro che a riprendere l’aggressione in un secondo momento» ribadisce Taher al-Nounou, alto responsabile di Hamas. Anche nei precedenti negoziati il gruppo aveva sempre insistito sulla necessità di un cessate il fuoco permanente e del ritiro dei soldati israeliani dall’enclave palestinese. I mediatori, secondo indiscrezioni, avrebbero proposto ad Hamas una tregua di «meno di un mese» con uno scambio tra ostaggi israeliani e detenuti palestinesi e l’aumento degli aiuti a Gaza. Ipotesi al centro delle discussioni di domenica e lunedì, tra il capo del Mossad David Barnea, il direttore della Cia William Burns e il primo ministro del Qatar a Doha. Nessuna svolta diplomatica alla vigilia delle elezioni statunitensi, mentre Teheran ha ribadito che reagirà in «maniera brutale» all’attacco israeliano, ha affermato Mohammad Mohammadi Golpayegani, il capo dell'ufficio dell'ayatollah Ali Khamenei. Di mercoledì la minaccia di farlo prima del 5 novembre che ha rialzato il livello di allerta psicologica. E da Mosca arriva un chiaro segnale di polarizzazione: il ministro degli esteri Segeij Lavrov annuncia che nuovi «accordi tra Russia e Iran saranno firmati presto, e comprenderanno una più stretta cooperazione militare». Dichiarazione che potrebbe far intendere una replica del modello di cooperazione realizzato con la Corea del Nord, con la fornitura di armi e truppe. Immediata la replica di Benjamin Netanyahu: Israele «può raggiungere qualsiasi luogo in Iran se necessario» ha dichiarato il premier.
Intanto i mediatori internazionali continuano a lavorare a una possibile soluzione negoziale. Il presidente egiziano Abdel Fattah Sisi ha ricevuto al Cairo il direttore della Cia William Burns, insieme al capo dell’intelligence egiziana, Hassan Rashad. Si è discusso anche dell’«accesso agli aiuti umanitari a Gaza, una priorità assoluta per l’Egitto». Burns e al-Sisi hanno pure sottolineato l’importanza di raggiungere con urgenza un cessate il fuoco in Libano. Questo è necessario per «preservarne la sovranità e l'integrità territoriale, nonché per proteggere la stabilità e la sicurezza del suo popolo fraterno» libanese ha ribadito la presidenza egiziana.