Ansa
Continua a dividere in Iran la legge sul velo islamico, a più di due anni dalle proteste di massa seguite alla morte di Mahsa Amini, la ragazza curda deceduta in ospedale dopo essere stata arrestata per non aver coperto correttamente il capo. Il presidente Masoud Pezeshkian, considerato il più moderato tra i conservatori al potere, ha espresso «riserve» sulla norma, che spetta a lui promulgare. «Cercando di regolare qualcosa, con questo intervento si potrebbe finire per danneggiare molto altro» ha detto.
La norma, intitolata «Hijab e castità», inasprisce le sanzioni per chi non indossa correttamente il velo. Prevede multe ingenti (fino a venti volte lo stipendio medio) per le donne che ripetutamente compaiono a capo scoperto pubblico, anche in video o sui social media. Le multe dovrebbero essere pagate entro dieci giorni, pena il divieto di lasciare il Paese e la privazione di alcuni servizi pubblici compreso il rilascio della patente di guida.
Le nuova normativa è stata approvata dal Parlamento e dal Consiglio dei guardiani. Perché entri in vigore, manca solo la firma del presidente che dovrebbe arrivare entro il 13 dicembre. «Come persona responsabile della promulgazione, ho molte riserve», ha detto Pezeshkian in un'intervista alla televisione di stato. Parlando di «dubbi e ambiguità», ha riferito che ci sono state «molte discussioni» e ha sollecitato il proseguimento dei «colloqui» per «tutelare principi e valori religiosi senza far nulla che alteri il consenso e provochi malcontento all'interno della società». «Stiamo lavorando su questa questione e ci sono molti punti sui quali ho interrogativi - ha incalzato -. Se non posso difendere bene quello che devo fare, potrebbe essere peggio».
Durante la campagna elettorale, Pezeshkian aveva promesso di rimuovere la polizia morale, incaricata di monitorare l'uso del velo. Ad oggi, l'unità speciale non è stata formalmente abolita ma di fatto è scomparsa dalle strade.
Fu la rivoluzione khomeinista, nel 1979, a rendere obbligatorio per le donne iraniane coprirsi i capelli nei luoghi pubblici. Da quando è scoppiato il movimento di protesta "Donna, vita, libertà", innescato dalla morte in detenzione nel settembre 2022 di Mahsa Amini, sempre più donne compaiono senza velo in pubblico.