giovedì 20 giugno 2024
Nato un anno fa a Melitopol dall'idea di due amiche, il gruppo è diventato uno dei più popolari e attivi dell'Ucraina occupata: «Le donne possono agire con maggiore facilità». Ecco come
Il primo volantino del gruppo di femministe ucraine Zla Makva

Il primo volantino del gruppo di femministe ucraine Zla Makva - .

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«La nostra resistenza è nata in cucina. Un anno dopo l’inizio dell’occupazione di Melitopol, nel febbraio 2023, mi sono seduta intorno a un tavolo con due amiche. Tutte avevamo già collaborato con i partigiani. Ormai, però, le manifestazioni di piazza erano diventate troppo pericolose. I russi arrestavano le persone o le facevano sparire. Abbiamo realizzato che le donne potevano agire con maggiore facilità: le truppe di Mosca non credevano che potessimo resistere. E invece...». E, invece, in quella cucina di Melitopol è nato il movimento di opposizione “Zla Makva”, uno dei più popolari e attivi dell’Ucraina occupata.

Le “mavki” – plurale di “mavka” – sono, nella mitologia locale, ninfe dei boschi tanto belle da sedurre gli uomini con uno sguardo per poi ucciderli. Al di là del nome – “Zla Mavka” vuol dire “Mavka crudele” –, però, le partigiane del gruppo sono nonviolente. La loro è una resistenza femminista e creativa, fondata sull’ironia. «Solo l’ironia ci impedisce di impazzire sotto il giogo crudele e ottuso di Mosca che dura ormai da due anni e mezzo», racconta una delle fondatrici di “Zla Mavka”, via Telegram. Il social minimizza il rischio di essere intercettata. Per precauzione, tuttavia, non può rivelare dettagli personali. Di lei sappiamo che ha tra i 30 e i 40 anni e, prima del conflitto, aveva una piccola attività in proprio. La loro prima azione è stata confezionare un volantino per l’8 marzo in cui una “mavka” colpisce con un mazzo di fiori un soldato del Cremlino. «Per la Giornata della donna, secondo la tradizione russa, i militari regalano tulipani alle ragazze. Lo avevano già fatto l’anno precedente. Ovviamente nessuna può rifiutare. Il volantino, però, ci dava l’opportunità di esprimere il nostro dissenso. Di dire: “Siamo vivi, non ci avete silenziato”». Altre volte, le “ninfe crudeli” si filmano mentre bruciano bandiere di Mosca in luoghi riconoscibili e postano i video sui social. O disegnano graffiti sui muri della città per coprire le “Z” della propaganda del Cremlino. Sul loro sito, inoltre, svelano le bugie della macchina informativa di Mosca. E diffondono informazioni utili, come la posizione dei nuovi posti di blocco, la presenza di spie negli edifici.

Raccolgono anche testimonianze e prove degli abusi. «Saranno utili quando Melitopol sarà liberata. Certo che abbiamo paura. Vivere sotto occupazione implica un terrore costante. Puoi avere problemi anche se non ti opponi. A quel punto, tanto vale fare qualcosa! Vogliamo far capire ai russi che non sono i benvenuti e che l’Ucraina non sarà mai russa. Che li teniamo d’occhio come loro ci tengono d’occhio. Ed è una soddisfazione doppia farlo come donne, dato il maschilismo dominante fra i militari del Cremlino. Anche se non combattiamo con le armi, ci temono. Lo dimostra l’aumento della repressione. Ci sono controlli dappertutto, fanno perquisizioni, ci seguono. Ma noi non ci arrendiamo». Solo a Melitopol si contano un centinaio di attiviste. Il movimento Zla Mavka poi si diffonde nelle altre città occupate. Ci sono gruppi nel Dontsk, nel Lugantsk e perfino in Crimea. «Ormai siamo il volto dell’Ucraina che resiste a Putin. La lotta nonviolenta non ci ha cambiato, ha solo a tutti mostrato chi siamo davvero. Delle donne che amano la libertà e l’umorismo».

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