I militari polacchi della Nato schierati a protezione del municipio di Zvecan - Ansa
Sarà l’alta tensione in Kosovo il piatto forte della riunione dei ministri degli Esteri Nato oggi a Oslo, mentre sul terreno la situazione non sembra calmarsi. Tuttavia ieri sera il premier kosovaro Albin Kurti, dopo aver condannando le violenze organizzate da una «folla fascista» ha affermato che se «protestano pacificamente per chiedere elezioni anticipate, hanno un primo ministro che è più che disposto ad ascoltarli e forse è d’accordo con loro».
Intanto a Zvecan, uno dei quattro maggiori comuni a maggioranza serba nel nord del Kosovo, ieri è proseguita per tutto il giorno la protesta dei serbi locali contro l’insediamento del nuovo sindaco di etnia albanese. La Kfor (la forza Nato in Kosovo) è in massima allerta, con i militari polacchi dell’Alleanza schierati dietro barriere di filo spinato, a protezione del municipio della cittadina.
Fuori, i manifestanti hanno srotolato una grande bandiera serba. Altri soldati Nato presidiavano il municipio di un’altra località del nord a maggioranza serba, Leposavic, dove il neoeletto sindaco di etnia albanese è rimasto rinchiuso nel suo ufficio. Già due giorni fa l’Alleanza ha annunciato l’invio di altri 700 militari in aggiunta ai circa 4.000 già stanziati in Kosovo. La Nato e i nostri militari – ha dichiarato ieri il ministro degli Esteri Antonio Tajani – rimarranno a garanzia di stabilità».
La protesta della minoranza serba è diretta anche contro la massiccia presenza di poliziotti kosovari: l’Ue, la Nato e gli Usa hanno già chiesto al governo di Pristina di ritirarli, richiesta per ora però rimasta inascoltata. Tanto che gli Usa per reazione hanno deciso di cancellare la partecipazione del Kosovo all’esercitazione militare Defender 23, in corso da aprile a giugno, con l’adesione di una ventina di Paesi alleati. Le cancellerie occidentali questa volta sono irritate con Pristina, che accusano di aver fomentato le tensioni imponendo i sindaci (sia pure eletti formalmente in modo legale, vista l’astensione dei serbi).
«Le tensioni – ha commentato il presidente francese Emmanuel Macron – sono fortemente aumentate da quando si sono insediati i sindaci di etnia albanese». La preoccupazione è altissima. L’Alto rappresentante Ue Javier Borrell ieri a Bratislava, in Slovacchia, ha incontrato il premier kosovaro Albin Kurti, lanciandogli un chiaro monito. «Abbiamo bisogno di una de-escalation urgente e di una soluzione attraverso il dialogo per tornare al nostro lavoro sull'attuazione dell'accordo raggiunto», ha detto Borrell. «Le recenti tensioni – ha dichiarato ieri anche la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen – sono naturalmente preoccupanti. Faccio eco agli inviti a tutte le parti ad allontanarsi dallo scontro e ad adottare misure per ripristinare la calma». Ma il presidente serbo Aleksandar Vucic al termine di un incontro, martedì a Belgrado, del Quint group (Usa, Italia, Francia, Germania e Regno Unito), ha chiesto che i sindaci albanesi siano rimossi dai loro uffici nel Nord del Kosovo. Richiesta che Kurti respinge al mittente.
A soffiare sul fuoco ci pensa la Russia, che ha stretti legami con Belgrado. «Noi – ha dichiarato il portavoce del Cremlino Peskov – sosteniamo incondizionatamente, la Serbia. Riteniamo che tutti i diritti e gli interessi legittimi dei serbi del Kosovo debbano essere rispettati».