Gli jihadisti di Ibrahim Abu Bakr al Baghdadi conquistano nuove posizioni nel nord dell'Iraq dove la storica forza militare dei peshmerga curdi non regge più ed è costretta a ripiegare sulle montagne. Dopo Zumar, anche la città di Sinjar e i campi petroliferi di Ain Zalah e Batma, verso il confine con la Siria, sono caduti nelle mani dei miliziani sunniti del califfo nero e mentre l'Iraq continua a sfaldarsi lo Stato islamico (Is) si consolida.Almeno 200.000 persone sono in fuga e l'inviato speciale
dell'Onu in Iraq, Nickolay Mladenov, avverte che si rischia una
"tragedia umanitaria" nella regione autonoma del Kurdistan
iracheno. La gente ha bisogno di tutto, ma soprattutto si teme
per l'incolumità fisica di decine di migliaia di persone che si
nascondono tra le montagne circondate dai combattenti
islamici. Mladenov ha chiesto alle autorità curde e all'incerto
governo centrale dello sciita Nuri al Maliki di collaborare.Ad aggravare la situazione il fatto che Sinjar, 310.000
abitanti tra il confine siriano e Mosul, era già satura di
decine di migliaia di profughi in fuga dall'avanzata jihadista
delle ultime settimane. E il fatto che la città è
particolarmente odiata dai miliziani di al Baghdadi perché
"patria" storica degli Yazidis, minoranza curdofona che segue
una religione pre-islamica ispirata allo zoroastriasmo e
considerata dai combattenti del califfato "adoratrice del
diavolo".
La conquista dei campi petroliferi della zona - anche se la
produzione è solo di qualche decina di migliaia di barili al giorno -
rafforza la posizione degli integralisti, che hanno postato
sulla rete un video che li mostra mentre pattugliano le strade
della città. E che avevano già messo importanti punti fermi, il
giorno di inizio del Ramadan, proclamando la nascita di un nuovo
califfato e cambiando il proprio nome da Isis (Stato Islamico
dell'Iraq e del Levante) in Is, o Stato Islamico, dopo avere
conquistato, in un'avanzata inarrestabile segnata da stragi
di centinaia di soldati iracheni, la seconda città del
Paese Mosul.Proprio dalla grande moschea di Mosul, il primo venerdì del Ramadan, al Baghdadi si era presentato al mondo come nuovo
califfo promettendo conquiste fino a Roma. E
aveva cominciato proprio da Mosul, con le persecuzioni di cristiani e
di curdi, la demolizione di storiche moschee e mausolei cari anche ai musulmani sciiti e ai cristiani e l'imposizione della sharia.