martedì 14 luglio 2015
Botta e risposta Israele-Usa dopo la storica intesa tra Teheran e le potenze mondiali sul nucleare. Netanyahu: «Ora il mondo è più pericoloso». Soddisfatta Mogherini. Santa Sede: bene, continuare gli sforzi.
SCHEDE Ecco i punti dell'accordo | Un negoziato durato nove anni
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Raggiunto un accordo definitivo a Vienna tra l'Iran e le potenze mondiali (il cosiddetto 5+1: Francia, Germania, Gran Bretagna, Stati Uniti, Russia e Cina). Presente alla trattativa anche l'Alto rappresentante per la politica estera dell'Unione europea, Federica Mogherini. "Un momento storico" che apre un "nuovo capitolo delle relazioni internazionali", esulta Mogherini, presentando quello che "non è solo un accordo ma un buon accordo, per tutti" che "contribuirà in modo positivo alla pace e sicurezza regionale e internazionale". L'intesa "non è perfetta, ma è quella che potevamo raggiungere", le fa eco il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, esprimendo grande soddisfazione per "un nuovo capitolo di speranza" che inizia.

Mogherini e il ministro degli Esteri iraniano a Vienna Botta e risposta Israele-Usa. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha dichiarato: "Grazie a questo accordo l'Iran non sarà in grado di sviluppare la bomba atomica". Se l'Iran violerà l'accordo, ha assicurato, "tutte le sanzioni saranno ripristinate e ci saranno serie conseguenze". Obama ha aggiunto che l'accordo è una grande vittoria per la diplomazia americana.In serata Obama ha avuto un colloquio telefonico con il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu. Obama ha ribadito l'impegno forte degli Usa alla sicurezza di Israele: l'intesa "non diminuirà le preoccupazioni americane sul sostegno dell'Iran al terrorismo e alle minacce verso Israele". Israele e Arabia Saudita si sentono minacciati dalla revoca dell'embargo sugli armamenti a Teheran. "L'Iran continua a perseguire la nostra distruzione. Noi ci difenderemo" ha detto il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, definendo l'accordo "un errore storico e scioccante".

Dura dichiarazione del premier israeliano Soddisfatta Mosca. Da parte sua, il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato che l'accordo sul programma nucleare iraniano permette al mondo di "tirare un sospiro di sollievo". Il capo del Cremlino ha detto di ritenere che l'intesa contribuirà alla lotta al terrorismo in Medio Oriente e favorirà la cooperazione tra Mosca e Teheran nel settore nucleare civile. La Santa Sede vede "positivamente" l'accordo sul programma nucleare iraniano, come "risultato importante" nelle trattative, "ma che richiede la continuazione degli sforzi" per altri "frutti". "Frutti che si auspica non si limitino" al programma nucleare, ma si allarghino in ulteriori direzioni. Lo ha detto il portavoce, padre Federico Lombardi, ai giornalisti. La maratona negoziale. Lo storico accordo sul futuro del programma nucleare iraniano è stato raggiunto dopo una maratona a Vienna. Già nel pomeriggio di lunedì il presidente iraniano Hassan Rohani ha dato l'impressione che ormai fosse fatta, ma poi ha fatto marcia indietro. Secondo le indiscrezioni, l'ostacolo principale era l'embargo sulle armi convenzionali e missili balistici, che Teheran voleva revocato immediatamente. Su questa linea anche Russia e Cina, tradizionali fornitori di armi all'Iran, contrari invece gli Usa, che tengono conto anche delle preoccupazioni dei loro alleati nella regione mediorientale, con Israele in prima fila.

Il compromesso sull'embargo sulle armi. Il via libera sembrava essere arrivato quando in mattinata alcune fonti hanno affermato che sulla questione dell'embargo sulle armi era stato raggiunto un compromesso, ovvero una revoca progressiva. In particolare, citando quanto detto da una fonte iraniana all'agenzia russa Ria Novosti, l'agenzia iraniana Fars aveva scritto che "l'Iran e le sei potenze mondiali concordano di revocare parzialmente l'embargo sulle armi", mentre "l'accordo stabilisce che gli iraniani potranno continuare a fornire armi di difesa ai loro alleati nella regione, per combattere il terrorismo e l'estremismo". Scadenza superata di un soffio. I sei paesi avrebbero dovuto concludere i negoziati entro il 30 giugno, ma poi hanno spostato la scadenza al 7 luglio, e ancora al 10 e poi alla mezzanotte del 13 luglio. Obiettivo mancato di un soffio, dato che l'accordo è arrivato nella prima mattinata di martedì 14.

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