Domenica un attentatore suicida si è fatto esplodere in serata davanti a un bar di Beni. Poco prima un ordigno artigianale era scoppiato in una stazione di benzina alla periferia della città. E in mattinata, l'esplosione nella chiesa cattolica - Ansa
«Ero appena entrata in chiesa. Non sono riuscita neanche a sedermi quando a un certo punto ho sentito un grosso boom e ho ho iniziato a sanguinare dalla bocca. Ho perso quattro denti e sono rimasta ferita alle braccia». Sono le parole di Antoinette Kavira, una delle due donne ferite ma sopravvissute all’esplosione di domenica in una chiesa cattolica di Beni, cittadina nel nord-est della Repubblica democratica del Congo (Rdc). L’altra donna ferita è ancora sotto choc.
È la prima volta nella storia di quella zona, situata nella provincia del Nord Kivu, che viene colpita in questo modo una chiesa. Secondo le prime ricostruzioni, una bomba artigianale è esplosa verso le sei di mattina, poco prima che iniziasse la messa per cresimare decine di bambini. Sebbene tale attentato non sia stato ancora rivendicato, diverse fonti governative hanno puntato il dito contro le Forze democratiche alleate (Adf), gruppo terrorista di matrice islamica.
«Condanniamo con la massima forza l’esplosione nella chiesa cattolica – ha riferito un comunicato del ministero dell’informazione congolese –. Il nostro esercito regolare (Fardc) è più che determinato ad arrestare l’attività di questi gruppi armati». Il sindaco di Beni, Narcisse Muteba, ha subito imposto un coprifuoco dalle nove di sera alle cinque di mattina. «Non voglio vedere nessuno per la strada – ha detto ieri Muteba –. Ogni cittadino dovrebbe stare a casa perché abbiamo ricevuto informazioni che qualcos’altro sta per succedere in quest’area».
Mentre domenica un attentatore suicida, unica vittima, si è fatto esplodere in serata davanti a un bar di Beni, un altro ordigno artigianale è invece scoppiato in una stazione di benzina alla periferia della città il giorno prima. In entrambi i casi non ci sono però state vittime.
«Vogliamo più sicurezza per i noi e i nostri fedeli – ha affermato la Conferenza dei vescovi per la Rdc (Cenco) –. Dobbiamo inoltre organizzare degli spazi di dialogo nelle zone in conflitto per promuovere i valori civili». Il parroco di Butsili, Isidore Kambale, ha confermato che è stata istituita una “commissione di sicurezza” per capire le circostanze di tale attentato che, secondo fonti governative, aveva l’obiettivo di “colpire una grande folla”.
Nel nord-est della Rdc sono oltre 100 i gruppi armati che lottano per occupare vasti territori ricchi di materie prime come coltan, oro, diamanti e rame. Proprio sabato scorso si sono incontrati a Goma, capitale del Nord Kivu, il presidente congolese, Felix Tshisekedi, e il suo omologo ruandese, Paul Kagame. “I due presidenti hanno firmato diversi accordi di cooperazione con lo scopo di migliorare la relazione tra i due Paesi limitrofi – hanno spiegato gli analisti alla stampa –. L’intenzione è quella di sfruttare e condividere le ricchezze naturali della regione grazie agli investimenti di società congolesi e ruandesi”.
Le «Afd»: gruppo terroristico di matrice islamica
Le Forze democratiche alleate (Adf) sono nate in Uganda occidentale nella seconda metà degli anni Novanta e fin dagli inizi hanno spostato il loro raggio d’azione verso il nord-est della Repubblica democratica del Congo. Tale gruppo armato, considerato un gruppo terroristico di matrice islamica, è il risultato del raggruppamento di altre fazioni. Il loro leader, Jamil Mukulu, era un cristiano convertitosi poi all’Islam. Le Adf sono accusate di aver ucciso almeno 6mila persone dal 2013, di aver assassinato due imam nell’ultimo anno e di aver sequestrato tre preti di cui non si hanno più notizie. Secondo il dipartimento di Stato americano, le Adf avrebbero forti legami con lo Stato islamico, alcuni membri del gruppo terroristico ugandese sono infatti stati colpiti dalle sanzioni statunitensi nel 2014.