Italia e Francia unite in un rapporto di collaborazione sempre più sistematica. Prende corpo il cosiddetto “Patto del Quirinale”. Ne parlò per la prima volta il presidente Emmanuel Macron nel vertice italo-francese di Lione tenutosi nel fine settembre scorso, a evocare il celebre “Trattato dell’Eliseo”, siglato a Parigi con la Germania dell’Ovest nel 1963. Il piano sarà discusso nei dettagli, e avviato alla sua stesura definitiva incaricando un gruppo bilaterale di saggi, nel corso di un incontro bilaterale che le due delegazioni avranno oggi a Roma.
Il presidente francese è già da ieri sera nella Capitale, per il vertice dell’Europa del Sud. In programma anche, stamattina, un incontro al Quirinale con il presidente Sergio Mattarella. I giorni più difficili dei rapporti Italia-Francia, con la crisi Fincantieri, i respingimenti dei migranti alla frontiera di Ventimiglia e le divergenze sul futuro della Libia, sono alle spalle. Dopo la “mazzata” della Brexit, l’incubo di un lento scivolamento verso la dissoluzione dell’Unione con la paventata vittoria della destra lepenista è superato e Italia e Francia si ritrovano sullo stesso fronte a pianificare il rilancio dell’Unione. Un piano che l’Eliseo ha portato avanti sin da subito rafforzando l’asse con la Germania (ora entrata in una fase di grande incertezza politica), e ora questo “Patto del Quirinale”, che richiama (nell’idea di Macron) il Trattato dell’Eliseo, è l’altro tassello per impegnare innanzitutto i Paesi fondatori a rilanciare il progetto di unità politica e di riforma dell’Unione e farla uscire dai veti paralizzanti dei Paesi più recalcitranti, specie dell’Est.
EDITORIALE Un «nucleo» per l'Europa di Vittorio E. Parsi
Pesa il sostegno dato a suo tempo da Matteo Renzi a Macron, e pesa anche il fatto che Gentiloni sia stato il primo capo di governo europeo a far visita al nuovo presidente, dopo l’insediamento. Ora – in qualche modo – Macron viene a restituire il favore, facendosi ritrarre oggi al fianco del premier italiano, all’avvio di una campagna elettorale che si preannuncia in salita per il Pd e per l’intera compagine di governo. Non è un governo dimezzato, però, quello di Gentiloni, nonostante le Camere sciolte, essendo riuscito a evitare l’incidente parlamentare. «Non tireremo i remi in barca», aveva promesso d’altronde il nostro presidente del Consiglio durante la conferenza stampa di fine anno, a poche ore dall’indizione delle elezioni per il 4 marzo.
Dopo il vertice di Lione le due cancellerie si erano messe al lavoro a livello di consiglieri e un primo dettaglio dei dossier da portare a sintesi è venuto fuori a margine del Consiglio europeo di dicembre. Questo “patto” interviene ora a rafforzare la cooperazione Italia-Francia e intende intervenire su alcuni punti di politica estera: nel vertice di oggi entrerà certamente anche la discussione sulla Libia e quella sulla accoglienza dei migranti. Nel frattempo i governi italiano e francese sono però riusciti a trovare un accordo innovativo per il controllo dei cantieri sulla Loira: dopo lunghe trattative, questi sono andati agli italiani di Fincantieri, anche se formalmente la Francia mantiene il 50 per cento delle azioni e ne presta un simbolico un per cento che potrà tornare a Parigi se il gruppo italiano non rispetterà i suoi impegni. E, in una fase di grave incertezza in Germania, ancora alle prese con il tentativo di dar vita a un nuovo governo, Parigi rafforza l’asse con Roma.
«I gruppi di lavoro sulla difesa navale stanno andando avanti», dice il sottosegretario agli Affari Europei Sandro Gozi, che ha lavorato personalmente sui singoli dossier insieme agli omologhi francesi. Sul tavolo un rafforzamento della collaborazione anche in materia ambientale e sulla cultura: «Dopo i momenti di frizione la piena cooperazione Italia-Francia è un dato di fatto, che metteremo nero su bianco nel corso dei prossimi mesi».