Un crocifisso lungo una strada a Hostomel, nella regione di Kiev, 22 aprile - Reuters
Il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, volerà a Mosca la prossima settimana dal presidente russo Vladimir Putin. Il capo del Palazzo di Vetro arriverà nella capitale russa martedì 26 aprile e avrà colloqui anche con il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov. Nei giorni scorsi, Guterres aveva chiesto ai presidenti ucraino Volodymyr Zelensky e Putin di riceverlo.
Nello stesso giorno, martedì 26, il capo del Pentagono Lloyd Austin ospiterà un incontro con gli alleati per discutere del conflitto in Ucraina nella base militare Usa di Ramstein in Germania. E' attesa la partecipazione di una ventina di Paesi, non solo della Nato. Lo ha reso noto il portavoce del Pentagono, John Kirby. "L'obiettivo è mettere insieme le parti interessate di tutto il mondo per una serie di incontri sulle ultime necessità militari dell'Ucraina - ha spiegato - per assicurare che la sicurezza e la sovranità dell'Ucraina sia rispettata e sviluppata nel lungo periodo".
Alto ufficiale russo: l'obiettivo è arrivare in Transnistria
"Il pieno controllo" del Donbass e di tutta l'Ucraina meridionale fino a Odessa, prendendo non solo il corridoio di collegamento terrestre con la Crimea ma anche quello che porta alla Transnistria e bloccando così a Kiev l'accesso al mare. Lanciata la fase due della guerra, ufficialmente "cominciata due giorni fa" con l'assalto alle regioni di Lugansk e Donetsk, Mosca delinea i nuovi obiettivi militari. Che, secondo il comandante ad interim del distretto militare centrale Rustam Minnekayev, saranno ancora più ambiziosi. "Il controllo sull'Ucraina meridionale è un'altra via d'accesso alla Transnistria, dove pure si evidenziano episodi di discriminazione contro i residenti russofoni", ha detto l'alto ufficiale russo.
Piani che hanno subito allarmato la Moldavia, spingendola a convocare l'ambasciatore di Mosca a Chisinau per denunciare le minacce di invasione della regione separatista filorussa, la cui frontiera dista solo poche decine di chilometri da Odessa.
I russi: tregua per la Pasqua ortodossa solo con la resa di Mariupol
Nel 58esimo giorno della guerra in Ucraina, e a due giorni dalla festività, la tregua per la Pasqua ortodossa sembra ancora lontana. A Kiev il sindaco Vitali Klitscho annuncia il coprifuoco: "Per la sicurezza dei cittadini e per prevenire possibili provocazioni nella notte di Pasqua, ovvero da sabato 23 aprile a domenica 24, il coprifuoco a Kiev e nella regione sarà dalle 23 di sabato alle 5 del mattino di domenica" rende noto sul suo canale Telegram. "I servizi di culto - aggiunge il primo cittadino - si svolgeranno online di notte". Intanto nel giovedì santo del calendario giuliano l'arcivescovo maggiore di Kiev, Sviatoslav Shevchuk, ha visitato la città bombardata di Chernihiv.
- Gli appelli del Papa e dell'ONU per la tregua per la Pasqua ortodossa
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha fatto sapere che "la Russia ha respinto la proposta di stabilire una tregua per la Pasqua" ortodossa che si celebra questa domenica. "Questo dimostra molto bene come i vertici di questo Paese trattino effettivamente la fede cristiana", ha denunciato il leader di Kiev. "La tregua umanitaria inizierà quando le forze ucraine rintanate nello stabilimento Azovstal di Mariupol, bloccato dall'esercito russo, alzeranno bandiera bianca" ha fatto sapere il generale russo Mikhail Mizintsev, citato dall'agenzia russa filogovernativa Tass.
La Russia ha annunciato, inoltre, la presa di Mariupol dopo settimane di bombardamenti, ma le truppe ucraine continuano a occupare l’acciaieria Azovstal. Il presidente Zelensky sostiene che a 120mila civili è stato impedito di evacuare la città mentre secondo il sindaco di Mariupol, Vadym Boichenko, solo il presidente russo può decidere il destino dei residenti. "Noi abbiamo bisogno solo di una cosa, la completa evacuazione della popolazione. A Mariupol ci sono ancora circa 100mila persone". E' il nuovo appello del sindaco della città sul mare di d'Azov.
Non è ancora chiaro il motivo per il quale Vladimir Putin abbia fermato l'attacco alle acciaierie Azovstal a Mariupol: sembra voglia salvaguardare la vita delle truppe russe per riposizionarle più a nord in vista della grande offensiva del Donbass. Putin ha ripetuto la promessa di risparmiare la vita agli assediati che si arrenderanno. Nell'ultima linea di resistenza ci sarebbero ancora circa 2mila militari ucraini asserragliati.
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Capitano Palamar del battaglione Azov: sappiamo che le garanzie russe sono nulle
"Tutti gli edifici nell'area della Azovstal sono praticamente distrutti. Hanno gettato bombe pesanti, bombe anti-bunker che provocano un'enorme distruzione. Abbiamo persone ferite e morte all'interno dei bunker. Alcuni civili sono intrappolati sotto gli edifici crollati" ha affermato Svyatoslav Palamar del battaglione Azov parlando alla Bbc dall'interno dell'acciaieria Azovstal di Mariupol. Le forze ucraine ancora a Mariupol sono "sufficienti per respingere attacchi" dei russi. Il capitano ucraino Palamar ha spiegato, sempre alla Bbc, che i difensori ucraini sarebbero anche disposti a garantirsi una via di fuga, anche se la resa è "fuori questione". "Quanto all'ipotesi di una resa in cambio di un'uscita in sicurezza dei civili, spero che sappiamo tutti con chi abbiamo a che fare. Sappiamo con certezza che tutte le garanzie e tutte le affermazioni della Federazione russa non valgono nulla".
Nel Donbass i russi non avanzano ma bombardano
Sul campo le forze armate russe hanno preso 42 villaggi nella regione orientale di Donetsk e sono avanzate verso Kramatorsk, che continua ad essere colpita da attacchi missilistici. Anche se stando alla valutazione del Pentagono sull'offensiva di Mosca non sarebbe stato prodotto alcun progresso significativo nei combattimenti nel Donbass. «Hanno compiuto diversi attacchi nel nord della regione, sotto la città di Izium, ma senza guadagnare terreno», ha spiegato alla Cnn il portavoce della Difesa americana, John Kirby.
Secondo il sindaco, Vadym Lyakh, ripreso da Ukrinform, nella notte le truppe russe avrebbero "attaccato la città di Slovyansk, nella regione di Donetsk, "probabilmente con bombe a grappolo". "Fortunatamente, non ci sono state vittime. I danni sono ora in fase di accertamento", spiega Lyakh che esorta i concittadini ad evacuare la città. Il giornalista della Bbc, Jonathan Beale, da Slovyansk ha riferito di bombardamenti pesanti. "Nella notte ci sono stati altri pesanti bombardamenti. Abbiamo passato la notte a Slovyansk, più di 20 km dalla linea del fronte. Pensavamo che saremmo stati relativamente sicuri in una zona residenziale. Ma poco dopo l'una ci ha svegliato l'improvviso e forte scoppio di un bombardamento russo", ha spiegato il giornalista, aggiungendo di aver visto al mattino i danni: "ad appena a 200 metri da dove stavamo", erano visibili "piccoli crateri sulla strada e i vetri infranti dei vicini complessi residenziali".
L'esercito russo ha colpito un ospedale nel distretto di Donetsk. Lo riporta il Kyiv Independent citando il governatore dell'Oblast Pavlo Kyrylenko. I russi, ha spiegato, hanno colpito l'ospedale regionale traumatologico della città di Lyman con il sistema lanciamissili. L'attacco ha provocato fiamme e distruzione sia nell'ospedale sia negli edifici residenziali vicini, ha spiegato, precisando che non è ancora stato indicato se ci sono vittime.
L'Onu documenta altre esecuzioni sommarie a Bucha
L'Onu ha documentato l'esecuzione sommaria di almeno 50 civili nella cittadina di Bucha, vicino a Kiev. Lo ha detto un portavoce dell'Alto commissariato dei diritti umani a Ginevra. "Durante una missione a Bucha il 9 aprile", l'Onu ha documentato "l'omicidio, anche attraverso esecuzione sommaria, di circa 50 civili sul posto", ha spiegato Ravina Shamdasani.
Diplomazia al lavoro: telefonata tra Michel (Ue) e Putin
In attesa che riprenda il dialogo, il presidente Zelensky nel suo ultimo video ha messo in guardia gli ucraini sull'ipotesi che Mosca possa preparare "falsi referendum per l'indipendenza delle regioni del sud". E ha invitato a non fornire dati personali né a compilare questionari. "Se qualcuno vuole una nuova annessione - ha affermato il presidente ucraino rivolgendosi anche a Mosca - questo può portare solo a nuove potenti sanzioni contro la Russia. Renderete il vostro Paese così povero come la Russia non è mai stata dalla guerra civile del 1917. È meglio cercare la pace ora", ha concluso.
Il presidente del Consiglio Ue Charles Michel nel corso del colloquio telefonico con Putin ha sottolineato "in maniera diretta" che l'Unione è "unità" nel suo "incrollabile" sostegno alla sovranità e all'integrità dell'Ucraina e ha "dettagliato i costi delle sanzioni europee per Mosca". Dopo la telefonata si è saputo che il presidente del Consiglio europeo ha chiesto "l'apertura immediata di corridoi umanitari da Mariupol e dalle città assediate". Mentre secondo il presidente russo le dichiarazioni dell'Ue sulla soluzione militare del conflitto sono irresponsabili. Putin ha inoltre accusato "le leadership della maggior parte degli Stati membri Ue di incoraggiare una sfacciata russofobia, che si manifesta in particolare nei campi culturale, umanitario e sportivo".
Inoltre Michel ha "chiesto a Putin di avere in maniera urgente un contatto diretto con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, come chiesto dallo stesso Zelensky". Il presidente russo ha risposto che dipenderà dall'esito dei negoziati. A questo proposito il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha ribadito che i colloqui tra Russia e Ucraina sono "in stallo", anche se ha aggiunto che "la Russia non ha obiezioni sui Paesi garanti proposti dall'Ucraina, purché questo non rappresenti una minaccia per la Russia stessa".
Sull'invio di armi pesanti all'Ucraina si registra la posizione ferma della Germania: "Io faccio di tutto per evitare una escalation, che possa condurre a una terza guerra mondiale. Non deve esserci una guerra nucleare" ha spiegato il cancelliere tedesco Olaf Scholz, in un'intervista allo Spiegel, rispondendo a una domanda sulle consegna delle armi. La questione, dibattuta in Germania, non viene gestita in base a un sentimento di "paura", ha anche spiegato Scholz, ma in base a "una responsabilità politica".