venerdì 2 febbraio 2024
La Westminster Magistrates Court ha stabilito che gli agenti avevano tentato di imporre condizioni "illegali" nei confronti dei manifestanti
Greta Thunberg e gli altri imputati dopo l'assoluzione

Greta Thunberg e gli altri imputati dopo l'assoluzione - Ansa

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L'attivista svedese Greta Thunberg è stata prosciolta da un giudice britannico per i reati di "disturbo alla quiete pubblica" e resistenza alle forze dell'ordine di cui era stata accusata in seguito all'arresto avvenuto nel corso di una protesta ambientalista a Londra del 17 ottobre scorso contro l'Energy Intelligence Forum. La Westminster Magistrates Court ha stabilito che non c'erano prove sull'intralcio all'ordine pubblico e che la polizia aveva tentato di imporre condizioni "illegali" nei confronti dei manifestanti.

Quel giorno la polizia non aveva bloccato la manifestazione ma aveva imposto delle “condizioni” per evitare disagi. Obblighi, come il divieto di bloccare gli ingressi all’albergo, che sarebbero stati violati per Scotland Yard, ma non per i giudici. La giovane svedese, lo ricordiamo, fu allora arrestata (insieme ad altre 26 persone) e allontanata su un furgone blindato. Rilasciata poi su cauzione, ha dovuto comunque affrontare il giudizio. L'altro ieri si era dichiarata innocente, anche se rischiava al massimo una multa fino a 2.500 sterline (circa 2.870 euro). Nello stesso processo, durata di due giorni, erano coinvolti altri 4 attivisti, anche loro assolti: Christofer Kebbon, Joshua James Unwin, Jeff Rice e Peter Barker. Un gruppo di ambientalisti si è radunato, mercoledì, all’ingresso della Corte per esprimere solidarietà verso gli imputati al grido: «La protesta climatica non è un crimine». Joanna Warrington, dell’associazione Fossil Free London, ha accusato il governo britannico di «criminalizzare gli attivisti pacifici del clima come Greta mentre stende tappeti rossi» a Big Oil.
«Le multinazionali dei combustibili fossili – aveva aggiunto - sono i principali responsabili della crisi climatica e noi continueremo a chiederne conto». Secondo Sacha Deshmukh, numero uno di Amnesty International UK, la polizia «utilizza sempre più i suoi poteri ampliati per mettere a tacere le proteste legittime e non violente». Mercoledì Greenpeace ha organizzato all’entrata del palazzo dove ha sede la multinazionale del petrolio Shell un “party profit”, con tanto di bicchieri e bottiglie di prosecco, per brindare (in senso ironico) ai 22,3 miliardi di introiti del 2023 sullo sfondo di un cartello, «il vostro futuro», in fiamme.

Gli attivisti erano stati arrestati per non aver rispettato l'ingiunzione della polizia di Londra di non bloccare l'accesso all'hotel dove si svolgeva la conferenza. Ma stando al giudice queste condizioni sono state "irragionevolmente imposte" dalle forze dell'ordine ai manifestanti, pertanto "chi non ha rispettato quelle regole non ha commesso alcun reato". Il verdetto è stato accolto come "una vittoria per il diritto di protestare" da parte di Greenpeace Uk. "È ridicolo che sempre più attivisti del clima si trovino in tribunale per aver esercitato pacificamente il loro diritto di protestare, mentre i giganti dei combustibili fossili come Shell possono raccogliere miliardi di profitti dalla vendita di combustibili fossili dannosi per il clima", ha dichiarato Maja Darlington parlando a nome del gruppo ambientalista.

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