Un Suv nelle strade di Parigi, dove il Consiglio comunale ha deciso di aumentare le tariiffe di parcheggio per questo tipo di veicoli
Più di quattro automobili ogni dieci vendute nel mondo sono Suv. Negli ultimi anni questa tipologia di veicolo è diventata la preferita quasi ovunque. In Italia sono Sport Utility Vehicle due auto ogni dieci, una su due se si guarda alle nuove immatricolazioni. I Suv sono amati e odiati allo stesso tempo: chi li guida ne vanta le doti di comodità e maggiore protezione, le critiche riguardano invece l’impatto che hanno sull’ambiente rispetto ad automobili di dimensioni e peso inferiori.
A questo proposito Greenpeace Asia ha appena pubblicato uno studio dal quale emerge che se si calcolano le emissioni di CO2 dei soli Suv termici (cioè quelli con un motore tradizionale alimentato a benzina o gasolio), venduti nel 2022 dalla sudcoreana Hyundai-Kia, dalla tedesca Volkswagen e dalla giapponese Toyota, queste ammontano a 298 milioni di tonnellate. Un dato che annulla completamente i vantaggi climatici derivanti dai veicoli elettrici messi in commercio dagli stessi produttori in quell’anno, che ammontavano a circa 9 milioni di tonnellate di CO2 evitate.
Il rapporto è stato presentato in occasione dell’apertura della Cop28 a Dubai e mette in evidenza un altro aspetto abbastanza critico: i Suv circolanti nel mondo nel 2021 hanno emesso da soli più di 900 milioni di tonnellate di CO2, e se questa flotta di auto formasse una nazione si classificherebbe al sesto posto tra le più inquinanti al mondo. Lo studio non ha tenuto conto delle emissioni di CO2 generate durante l’intero ciclo di vita di un veicolo, che comprende anche la fase di produzione. Ma le emissioni su strada sono comunque responsabili dal 70 all’80% del totale e nella maggior parte dei casi, secondo Greenpeace, un veicolo elettrico genera anche meno emissioni di un veicolo termico durante l’intero ciclo di vita.
«È ora che l’industria automobilistica smetta di fare greenwashing - ha dichiarato Erin Choi di Greenpeace Asia -. I produttori devono ridurre le dimensioni delle loro flotte di Suv e allo stesso tempo elettrificare le loro vendite». La quota di Suv nelle vendite totali dei principali produttori mondiali è salita in modo consistente negli ultimi dieci anni: i Suv erano meno di 50 milioni nel 2010 e sono diventati 330 milioni nel 2022. In sostanza la flotta mondiale di questi veicoli corrisponde a 1,3 volte il numero totale di quelli immatricolati nell’intera Unione europea.
C’è un aspetto paradossale, nella "guerra" ai Suv: da un lato sono i veicoli più richiesti e più venduti, dall’altro ovunque si cerca di limitarne l’uso. Il consiglio comunale di Parigi, guidato dalla socialista Anne Hidalgo, che da tempo conduce una campagna per ridurre la circolazione di auto nella capitale francese, ha appena deciso di aumentare le tariffe di parcheggio per i Suv, nel tentativo di farne circolare sempre meno in città e anche di ridurne l’acquisto da parte dei parigini.
La ricerca di Greenpeace mette in evidenza come sia possibile ridurre parte delle emissioni di CO2 modificando all’origine alcune scelte industriali, e non solo di mercato, ad esempio rilevando che i Suv elettrici hanno un’impronta di carbonio maggiore rispetto ad altri veicoli sempre elettrici, dato che la loro produzione richiede più acciaio. Invitare l’industria a orientare l'attività verso prodotti con un minore impatto ambientale ha un innegabile valore. Tuttavia, nella prospettiva del consumatore, esiste sempre il rischio di alimentare l’illusione che sia sufficiente cambiare tecnologia, e non anche gli stili di vita, per affrontare la sfida climatica.