venerdì 9 febbraio 2024
Senza maggioranza in Parlamento, il nuovo premier Gabriel Attal fatica a mediare tra le varie componenti. L'omaggio all'ex guardasigilli, considerato l'artefice dell'abolizione della ghigliottina
L'omaggio del governo per il defunto Robert Badinter durante l'evento alla Scuola nazionale della magistratura

L'omaggio del governo per il defunto Robert Badinter durante l'evento alla Scuola nazionale della magistratura - Ansa

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La Francia ha appena perduto una delle figure politiche più rispettate della Quinta Repubblica, l’ex guardasigilli Robert Badinter, che sotto Mitterrand fu il volto simbolo dell’abolizione della pena di morte. Una scomparsa giunta solo qualche settimana dopo quella di Jacques Delors, ex presidente della Commissione e "ultimo padre dell’Europa", ricordato a sua volta dai francesi pure come ex ministro della lunga stagione mitterrandiana.

In queste ore, le due scomparse tanto illustri, che richiamano alla memoria collettiva un’epoca in cui la frontiera fra destra e sinistra era la bussola della vita politica, mettono in risalto per contrasto, in modo ancor più lampante, tutte le ambivalenze e le attuali difficoltà del "nuovo corso" instaurato dal presidente Emmanuel Macron. In questo senso, sono state particolarmente rivelatrici pure le complesse trattative per comporre la squadra del nuovo governo del giovane premier Gabriel Attal: un’operazione d’equilibrismo politico compiuta in due atti, fra esitazioni e ripensamenti, sullo sfondo della maggioranza solo relativa di deputati che Macron detiene all’Assemblea Nazionale, ovvero la camera che ha l’ultima parola in materia legislativa.

Inoltre, paradossalmente, il ministero dell’Educazione Nazionale, che Macron e Attal presentano come la «spina dorsale» del patto repubblicano fra l’esecutivo e i francesi, è invece divenuto il principale tallone d’Achille per l’esecutivo. In pochi mesi, ben 4 ministri si sono succeduti alla poltrona che gestisce il più elevato budget pubblico. Tanto da mandare su tutte le furie gli influenti e loquaci sindacati del settore, fra duri attacchi e minacce di scioperi. La nuova ministra appena nominata, Nicole Belloubet, ex guardasigilli, promette ora più dialogo con i professori, dopo gli scivoloni di Amélie Oudéa-Castera, travolta da una fitta raffica di polemiche e rimasta in sella solo per 28 giorni, pur potendosi ora consolare con le responsabilità di ministra dello Sport.

Ma al di là delle feroci critiche piovute su certi ministri, colpisce pure la riottosità fra i tre partiti della maggioranza. Il principale alleato politico di Macron, François Bayrou, leader del Modem (Movimento democratico), ha rifiutato polemicamente un posto ministeriale, denunciando a gran voce gli «squilibri» dell’era Attal, fra assenza di ministri provenienti dal Sud e deriva «tecnocratica» che acuirebbe il fossato fra potere centrale e Francia profonda, nonostante gli ‘avvertimenti’ chiassosi delle recenti proteste popolari a ripetizione. Nella maggioranza, al contempo, si mostrano dubbiose pure le truppe dietro all’ex premier Édouard Philippe, anche se, come nel caso del Modem, hanno appena ottenuto nuovi posti ministeriali. Di certo, queste turbolenze rischiano di complicare ancor più la campagna elettorale di Macron in vista delle Europee, mentre i sondaggi danno ancora nettamente in testa l’ultradestra lepenista.

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