venerdì 13 ottobre 2023
Ucciso da un carrarmato reporter e altri quattro feriti al confine con il Libano. Abu Mazen: questa è una nuova Nakba
Gli scontri a Ramallah, in Cisgiordania

Gli scontri a Ramallah, in Cisgiordania - ANSA

COMMENTA E CONDIVIDI

La Cisgiordania esplode nel “Venerdì del Diluvio di al-Aqsa” voluto da Hamas come atto di solidarietà con i palestinesi di Gaza. È di undici morti e decine di feriti il bilancio degli scontri scoppiati ieri tra i manifestanti e le forze israeliane in diverse città dei Territori, tra cui Tulkarem, Nablus, Beit Ula e Tammun. Sale, così, a 46 il numero dei morti in Cisgiordania da sabato scorso secondo il ministero della Sanità palestinese. Un diciassettenne è stato invece ucciso in scontri a Gerusalemme Est.
Ieri, però, è stato il giorno clou: l’ordine di evacuazione del nord della Striscia ha scatenato la rabbia dei palestinesi della Cisgiordania. «Lo sfollamento di Gaza equivarrebbe a a una seconda Nakba per il nostro popolo», ha sintetizzato l’umore di Ramallah il presidente Abu Mazen, citando il termine arabo che richiama la «catastrofe» del 1948, quando circa 760.000 palestinesi vennero espulsi dalle loro terre.
Non è stata, però, solo la Cisgiordania a scendere in piazza. L'appello alla mobilitazione rivolto da Hamas a tutti «gli arabi e i musulmani» ha causato manifestazioni in diversi Paesi islamici, dalla Tunisia all'Indonesia e dalla Turchia allo Yemen. Al termine della preghiera del venerdì, più di 10mila persone che si sono radunate nel centro della capitale giordana Amman, vicino alla Grande Moschea di Hussein. Oltre ai Fratelli musulmani giordani, erano presenti anche gruppi di sinistra. Nei filmati diffusi sui social media si vedono tafferugli con le forze della sicurezza giordana al confine con i Territori, dove si era concentrata un'altra protesta di solidarietà con Gaza.
Migliaia di libanesi si sono radunati alla periferia sud di Beirut, la roccaforte di Hezbollah, mentre dagli altoparlanti risuonavano cori di incitamento alla rivolta. «L'operazione Diluvio di al-Aqsa – ha detto Naim Qassem, il “numero due” del Partito di Dio – è un successo a tutti i livelli e una pietra miliare storica unica», aggiungendo che «costituirà un punto di riferimento per tutti i combattenti della resistenza che ci avvicinerà alla liberazione della Palestina». Sul confine con Israele, alcuni manifestanti hanno cercato di scavalcare la barriera che separa i due Paesi all'altezza del kibbutz di Hanita. Gli israeliani hanno quindi sparato colpi di artiglieria verso la località libanese di Alma al-Shaab e perquisito la zona in seguito a un allarme di infiltrazione. Una bomba ha colpito l’auto su cui viaggiavano i corrispondenti di Reuters e France Presse insieme ai colleghi di al-Jazeera. In tutto cinque giornalisti: un reporter, al lavoro per Reuters, è rimasto ucciso, gli altri sono stati feriti, una è grave. Manifestazioni pro Palestina anche in Iraq nel corso delle quali sono state bruciate bandiere israeliane. Decine di migliaia si sono radunati in Piazza Tahrir, nel centro di Baghdad, rispondendo all'appello lanciato dal leader sciita Moqtada al-Sadr. «No all'occupazione! No all'America», erano alcuni degli slogan intonati dai manifestanti, vari indossavano sudari bianchi in memoria delle vittime dei raid israeliani. Anche a Teheran gli iraniani che hanno partecipato alla preghiera del venerdì sono poi scesi in piazza per manifestare il loro sostegno ai palestinesi, condannando «il regime sionista per i crimini commessi a Gaza». A Doha, in Qatar, migliaia di fedeli musulmani usciti dalla moschea di Imam Muhammad bin Abdul Wahhab al termine della preghiera si sono soffermati nella piazza antistante a manifestare a favore dei palestinesi. Particolarmente massiccia la manifestazione organizzata a Istanbul. Ieri, aerei militari di Ankara con a bordo degli aiuti umanitari hanno raggiunto l'Egitto e da lì saranno convogliati via terra verso la Striscia

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: