venerdì 26 luglio 2024
Il capo del cartello di Sinaloa è stato preso a El Paso, in Texas, in un momento strategico: Biden vuole dimostrarsi duro nella lotta alla droga e a Città del Messico è in corso il cambio al vertice
El Mayo, com'era e com'è

El Mayo, com'era e com'è - Ansa

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L'oltre mezzo secolo di fuga di Ismael El Mayo Zambada è finita giovedì a El Paso, in Texas. Il co-fondatore 76enne del cartello messicano di Sinaloa, insieme al Joaquín El Chapo Guzmán, è stato arrestato in uno scalo per il trasporto areo privato della città lungo il confine. Insieme al superboss, sulla cui testa gli Usa avevano messo una taglia da 15 milioni di dollari, è stato preso anche Joaquín Guzmán López, uno dei figli nonché eredi del Chapo. L'arresto avviene in un momento strategico, sia per gli Usa sia per il Messico. L'Amministrazione Biden vuole dimostrare fermezza nella lotta al traffico di droga e nel controllo della frontiera. Il fermo di El Mayo è stato annunciato dal segretario per la Sicurezza, Alejandro Mayorakis, nell'ambito di un'offensiva per arginare la diffusione del Fentanyl, negli States, sostanza responsabile della morte per overdose di oltre 70mila cittadini nell'arco di un decennio, più della somma delle vittime statunitensi nelle guerre di Vietnam, Iraq e Afghanistan. La mafia di Sinaloa ne è il principale produttore e venditore. Da qui l'enfasi con cui la direttrice della Dea, Anne Milgram, ha voluto sottolineare lacattura di El Mayo, un "colpo al cuore" per l'organizzazione e i suoi affari.

E' davvero così? Qui entra in gioco il fattore Messico che, non meno del vicino del Nord, attraversa una fase cruciale. E' in corso la transizione tra l'attuale presidente, José Manuel López Obrador, e Claudia Sheinbaum, eletta a giugno. Entrambi appartengono allo stesso partito, Morena. La successione, tuttavia, apre un riassetto negli equilibri di potere legali. Che, a loro volta, impattano su quelli criminali i quali hanno ormai catturato ampi pezzi di istituzioni. L'arresto di El Mayo, dunque, può rispondere a un intento di pulizia da parte del governo entrante in un momento in cui vengono meno alcune "protezioni" per il boss. O, come spesso è accaduto, si tratti di un riassetto delle alleanza tra politica e criminalità organizzata di cui una fazione emergente del cartello abbia approfittato per scalare il vertice, defenestrando il vecchio boss.

L'arresto di El Mayo rappresenta, comunque, un passo storico. Zambada è l'ultimo grande capo della generazione storica del narcotraffico messicano. Il resto - da Amado Carrillo a Rafael Caro Quintero a Miguel Ángel Félix Gallardo - è morto o in prigione da tempo. Proprio per questo, El Mayo - stratega invisibile di Sinaloa - aveva acquisito la fama di "intoccabile". Dall'estradizione di El Chapo in Colorado, nel 2019, aveva ingaggiato un conflitto aperto con i figli dell'ex socio. Resta da capire, dunque, perché l'abbiano preso proprio in compagnia di uno di quest'ultimo. A differenza di El Chapo, El Mayo ha sempre scelto il bassissimo profilo. Solo nel 2010 aveva rotto il silenzio nella celebre intervista alla rivista messicano Proceso. Nell'occasione aveva detto che avrebbe preferito uccidersi piuttosto che andare in carcere. Che cosa è cambiato negli ultimi 14 anni? Perché è andato a El Paso dove sapeva che l'avrebbero preso o addirittura, come sostengono alcuni, si sarebbe consegnato.

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