I danni a Wajima, nella prefettura di Ishikawa - Reuters
E' salito a 48 il numero delle vittime della scossa di magnitudo 7.6 che nel pomeriggio di ilunedì ha colpito la costa occidentale dell’isola di Honshu la principale dell’arcipelago giapponese, poteva essere devastante, ma ancora una volta il Giappone ha mostrato nella giornata dedicata alla visita ai templi per la ricorrenza del Capodanno l’incredibile capacità di prevenzione e di reazione nel fronteggiare eventi altrove catastrofici.
Sono 1quindi almeno 48 i morti accertati ma fino a lunedì notte si segnalava la possibilità di superstiti sotto le macerie di alcuni edifici mentre il governo destinava unità delle Forze di autodifesa a gestire l’emergenza. Sollievo dopo che il temuto tsunami, per cui era stato lanciato l’allarme di massimo livello per la prima volta dal marzo 2011, ha raggiunto l’altezza di 1,2 metri sulla costa della penisola di Noto senza provocare danni, ma persiste l’allerta per rischio di 20 scosse fino al settimo grado che si sono susseguite dopo quella principale delle 16.10 e che per gli esperti proseguiranno per diversi giorni. Danni ingenti e ancora in corso di valutazione per un evento percepito nella capitale Tokyo che dista 500 chilometri ma anche in Corea del Sud, Cina e fino all’Estremo Oriente russo, a Vladivostok e Nakhodka, dove le autorità hanno attivato l’allerta tsunami. I servizi di soccorso si sono mossi tempestivamente per mettere in sicurezza la popolazione anche se non sono mancati crolli e anche alcuni incendi come quello che ha distrutto sei abitazioni nella città di Wajima.
Danni anche a strade e infrastrutture come le reti di telecomunicazione, parzialmente interrotte, ma i sistemi automatici hanno bloccato diverse linee dei treni veloci e parte dei voli in arrivo. I rilievi effettuati nelle centrali nucleari dell’area colpita non hanno indicato problemi, se non lo scoppio di un incendio subito domato in una centralina di trasformazione in quella di Shika.
L’ordine di evacuazione valido per parte delle coste delle province maggiormente interessate (Ishikawa, Niigata, Toyama, Fukui) ha riguardato 51mila abitanti per evitare loro un coinvolgimento in altri crolli dopo quelli di una trentina di edifici, ma anche in frane e smottamenti, come pure di garantire servizi essenziali in centri di accoglienza dato che sono 36mila le famiglie rimaste senza elettricità.
L’area colpita è sede di diverse città di medie dimensioni, con una spiccata vocazione agricola, peschereccia e turistica, sicuramente meno soggetta a eventi sismici di forte intensità e onde anomale rispetto a quella prospiciente il Pacifico dove si sono verificati la devastante combinazione di terremoto e tsunami dell’11 marzo 2011, costata 20mila vite umane che ha avviato anche la crisi ancora in corso dei reattori nella centrale di Fukushima-1, e il terremoto che scosse il 18 gennaio 1995 la città portuale di Kobe provocando 6.000 vittime.
I due eventi hanno contribuito a una diversa percezione di questi fenomeni che ha contribuito a migliorare i servizi di allerta e intervento, oltre che ha sperimentare tecniche costruttive ancora più evolute.
L'Agenzia della Casa Imperiale giapponese ha intanto annunciato l'annullamento del tradizionale saluto pubblico di Capodanno previsto per oggi, a cui avrebbero partecipato l'Imperatore Naruhito e i membri della famiglia reale, in seguito al tragico terremoto che ha colpito la prefettura di Ishikawa e le aree circostanti. "Su indicazione dello stesso sovrano e dell'imperatrice Masako, l'agenzia ha deciso di non procedere con l'evento a Tokyo in considerazione dei danni causati dal sisma alle numerose persone", riferisce una nota.