Alla fine, nonostante il grande esempio di applicazione dei principi di riaffermazione della legalità, senza spargimenti di sangue, la crisi istituzionale nel Gambia si è conclusa come in passato ci hanno abituato altri dittatori del continente; Yahya Jammeh è fuggito in esilio, dopo 23 anni di potere, portando con sé oltre 11 milioni di dollari appartenenti alle casse dello Stato, oltre ad auto di lusso e altri oggetti di valore, caricati su un aereo cargo del Ciad che ha lasciato il Paese nella notte tra sabato e domenica.
Lo ha denuncia Mai Ahmad Fatty, consigliere del nuovo presidente del Gambia Adama Barrow, riferendo che un gruppo di esperti sta ora valutando l'esatto ammontare del “'bottino”. Le casse sono «praticamente vuote, c'è la conferma dei tecnici del ministero delle Finanze e della Banca centrale del Gambia», ha denunciato Fatty da Dakar, la capitale del Senegal dove ancora si trova Barrow che oggi dovrebbe rientrare in patria da presidente della Repubblica islamica del Gambia, secondo quanto riporta la Bbc. Jammeh, che ha lasciato il Gambia sabato notte, a lungo si era rifiutato di cedere il potere a Barrow, vincitore delle elezioni. La sua partenzaalla fine è stata favorita dalla mediazione dei leader africani della regione e dalla minaccia dell'intervento armato di una coalizione di cinque nazioni africane, guidate dal Senegal.
I militari della coalizione ieri sono entrati nella capitale Banjul per preparare l'arrivo di Barrow, che in queste settimane è rimasto in Senegal in attesa di poter assumere i suoi poteri. Si ritiene che Jammeh sia al momento in Guinea Equatoriale, sebbene non vi siano conferme ufficiali da parte delle autorità locali.