Imagoeconomica
Finora, in tante relazioni istituzionali francesi, era presentata solo come «un’industria». Ma adesso, grazie a un rapporto del Senato, anche la politica transalpina apre gli occhi sulle «violenze sistemiche» e il «parossismo di violenza», innanzitutto contro minori e donne, che riempiono il mondo della pornografia online.
Secondo il rapporto, con l’apparizione da una ventina d’anni di lucrosi portali internazionali su Internet, s’è accelerata una spirale spaventosa: una «recrudescenza di contenuti sempre più violenti, senza alcun controllo, né considerazione per le condizioni nelle quali questi contenuti sono prodotti». Fra i reati messi in evidenza, anche quelli di tortura e tratta di esseri umani aggravata.
Si tratta di contenuti che raggiungono sempre più facilmente gli schermi dei cellulari dei minori. Contenuti che evidenziano pure «l’inferno» vissuto soprattutto da tantissime giovani donne, spesso segnate da «vulnerabilità economica e psicologica», aspirate e inghiottite da un implacabile tritacarne planetario.
Accanto alle violenze fisiche, quelle psicologiche associate fra l’altro pure ai frequenti ricatti economici esercitati sulle vittime, prima dell’eventuale ritiro parziale dei contenuti: secondo le testimonianze raccolte, i ‘produttori’ reclamano generalmente fra 3mila e 5mila euro.
Battersi contro queste violenze deve divenire una «priorità di politica pubblica e penale», secondo le 4 senatrici di diverso colore politico divenute relatrici del documento: Annick Billon (centrista), Alexandra Borchio Fontimp (neogollista), Laurence Cohen (comunista), Laurence Rossignol (socialista).
Intitolato Porno: uno scenario infernale, il rapporto invoca una svolta in campo penale, anche «favorendo l’emergenza di denunce delle vittime» e inasprendo la repressione contro i portali Internet. Finora, si sottolinea, i diversi dispositivi e divieti immaginati per arginare in particolare l’accesso dei minori, si sono rivelati un fallimento.
Per proteggere i minori, raccomandano le autrici, spetta al governo la promozione di campagne d’informazione rivolte anche ai genitori, spesso ignari della portata della piaga e dei dispositivi tecnici già esistenti per tentare di bloccare l’accesso. Il rapporto chiede pure che vengano accresciuti, in materia, il ruolo e i poteri dell’authority sull’audiovisivo.
Finora, erano state soprattutto le associazioni di sostegno alle vittime e la stampa a denunciare la portata spaventosa presa dalla spirale di violenze. Di fatto, una sorta di vasta omertà ha a lungo contribuito a proteggere i criminali che imperversano nel settore.
Come sottolineano anche le associazioni di difesa dei minori, benché il rapporto si concentri sul caso francese, si tratta certamente d’un campanello d’allarme di portata internazionale.