Ansa
Due terremoti nelle stesse elezioni legislative francesi e una nuova legislatura di 5 anni che si annuncia adesso difficilmente governabile per il presidente Emmanuel Macron, oggi più che mai simile a un capo dello Stato politicamente ‘zoppo’.
I ballottaggi domenicali per eleggere i nuovi deputati hanno vistosamente cambiato la colorazione politica dell’Assemblea Nazionale, la camera bassa parlamentare che più conta in Francia. Molto forti le progressioni della sinistra e dell’ultradestra xenofoba.
Rispetto alla legislatura uscente, Ensemble, ovvero la coalizione che sostiene Macron, ha nettamente ceduto, ritrovandosi senza la maggioranza assoluta. I macronisti conteranno 246 deputati su 577.
Sul piano degli equilibri politici, la novità saliente è data dalla duplice ascesa della coalizione di sinistra Nupes (socialisti, comunisti, Verdi, ‘insubordinati’ di Jean-Luc Mélenchon), che ha conquistato 142 seggi, e degli ultranazionalisti xenofobi di Marine Le Pen che hanno ottenuto 89 deputati, superando così pure il centrodestra neogollista, rimasto a quota 64, con un sensibile ridimensionamento rispetto alla scorsa legislatura.
Per far approvare le riforme a venire, Macron dovrà dunque probabilmente negoziare di volta in volta per ottenere appoggi esterni, ad esempio dal centrodestra.
Ma ancor prima, il presidente è chiamato a rivedere la squadra di governo, in funzione del nuovo paesaggio politico. Un rimpasto sarà inevitabile, per via anche della regola non scritta che obbliga alle dimissioni i ministri che non sono riusciti a primeggiare in un collegio elettorale alle legislative.
È decisamente un momento d’avversità per Macron, che dovrà fare buon viso a cattivo gioco. In teoria, la Costituzione gli consentirebbe di sciogliere l’Assemblea Nazionale per convocare nuove elezioni. Ma gran parte degli esperti ritengono che una simile mossa potrebbe facilmente trasformarsi per il presidente in un boomerang fatale.