Aprire, da aprile, due progetti di cooperazione nel Rojava: questo l’obiettivo di Focsiv nella regione dove sinora fra i cooperanti italiani opera solo, da alcuni anni, “Un ponte per”. Primo Di Blasio è il coordinatore attività all’estero di Focsiv.
Perché la decisione di intervenire in una regione così difficile? In questi 4 anni, nel Kurdistan iracheno, abbiamo accompagnato gli sfollati, da una situazione di emergenza all’attuale tentativo di tornare a casa. Andare adesso a Raqqa significa fare un lavoro «dal di dentro», per costruire la possibilità, anche in questa regione, di un rientro che sappiamo molto difficile. Kobane è una città quasi completamente ricostruita, Raqqa ancora quasi tutta da ricostruire.
L’instabilità della Siria e del Rojava sono evidenti. Avete avuto qualche rassicurazione, o siete totalmente esposti a questo rischio? Abbiamo deciso che, con tutte le dovute cautele, non possiamo attivarci quanto sarà tutto sotto controllo. C’è una situazione che ci permette di iniziare a sostenere organizzazioni locali già presenti, anche se la situazione politica è come una spada di Damocle.
Il vostro intervento non è sulla prima emergenza. Quali obiettivi vi siete posti? A Raqqa ci sono ancora dei bisogni emergenziali, ma la nostra azione sarà sul sostegno alle donne. Ci sono già delle piccole realtà locali e avendo già avuto una bella esperienza nel Kurdistan iracheno e a Ninive ci sembra che questo l’intervento su cui concentrarsi. L’obiettivo è di fortificare delle piccole esperienze di donne che vogliono avere un protagonismo sociale e incidere sugli aspetti culturali, economici. Sosterremo corsi di formazione perché le donne siriane possano raggiungere, se non l’indipendenza, una piena dignità.