mercoledì 28 febbraio 2018
A due settimane dalla sparatoria che ha fatto 17 vittime, i liceali della Marjory Stoneman Douglas High School di nuovo tra i banchi
Studenti e familiari davanti al liceo teatro dell'ultima strage in Florida (Ansa)

Studenti e familiari davanti al liceo teatro dell'ultima strage in Florida (Ansa)

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Ritorno in classe per gli studenti della Marjory Stoneman Douglas High School di Parkland, in Florida, dove esattamente due settimane fa l'ex allievo Nikola Cruz ha aperto il fuoco, uccidendo 14 giovani e 3 insegnanti. I ragazzi sono tornati a scuola, a pochi metri dal memoriale con fiori, foto e 17 croci bianche a ricordare le vittime. Un appuntamento che suscita ansia negli studenti che hanno vissuto l'attacco del 19enne, il diluvio di colpi d'arma da fuoco, le urla dei compagni che cercavano di scappare.

Domenica alcuni di loro, insieme ai genitori, si sono recati nel liceo per riprendere confidenza con il luogo. "È un insieme di emozioni, sono spaventato ma anche felice di tornare a un senso di normalità", ha spiegato il 16enne Tanzil Philip, confessando di non sapere "come mi sentirò finché non tornerò lì con i miei genitori e non ci saremo tutti seduti". Una tensione vissuta anche dalla 17enne Jenna Korsten, che si è detta "un po’ nervosa. Ma - ha aggiunto - dobbiamo essere forti in queste situazioni perché siamo una famiglia e ci siamo tutti insieme".

Dopo la strage, gli studenti hanno conquistato l'attenzione dell'opinione pubblica chiedendo la messa al bando o almeno una forte limitazione alla vendita di armi semi-automatiche come quella usata da Cruz nell'attacco alla scuola. Lunedì e martedì un gruppo di loro si è recato a Washington per fare pressioni sui parlamentari, esortandoli ad agire. "Abbiamo parlato, voi avete ascoltato, ma ora è il tempo per l'azione", ha sottolineato la studentessa Delaney Tarr. Un protagonismo che ha trovato consensi tra i compagni del liceo, come il 15enne Alexis Grogan che si è detto "così orgoglioso di come i ragazzi della mia scuola stiano lottando perché tutti quanti vogliamo che il cambiamento avvenga e, come vediamo i progressi, ci dimostra che le persone ci tengono e loro ci ascoltano quello che dobbiamo dire".

In realtà, nonostante il sostegno del presidente americano Donald Trump verso un innalzamento dell'età da 18 a 21 anni per acquistare certi tipi di armi, dopo aver proposto di armare gli insegnanti e aver ricevuto una valanga di critiche, anche dagli stessi docenti, la possibilità di misure draconiane contro le armi resta di difficile approvazione in un Congresso dominato dai Repubblicani. La Nra (National Rifle Association), la lobby delle armi, ha ribadito la linea dura, rifiutando qualsiasi limitazione e sostenendo che la strage è imputabile alle forze dell'ordine che non hanno saputo intervenire per tempo, piuttosto che alla facilità con cui si può entrare in possesso di un fucile d'assalto.

Una linea sposata da molti tra i repubblicani, a cominciare dal presidente della Camera, Paul Ryan, convinto che "non dovremmo vietare armi ai cittadini rispettosi della legge ma ci dovremmo focalizzare sull'assicurarci che i cittadini che non dovrebbero ottenere armi, non ce le abbiano".

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