sabato 6 maggio 2017
In corteo a Caracas in decine di migliaia vogliono «salvare la Costituzione». Documento dei vescovi: «Cessi la repressione contro la legittima protesta» da parte del governo
La polizia osserva da lontano l'imponente manifestazione nel centro della capitale Caracas (Ansa/Ap)

La polizia osserva da lontano l'imponente manifestazione nel centro della capitale Caracas (Ansa/Ap)

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Hanno sfilato vestite di bianco per dire basta al governo del presidente Nicolás Maduro. A Caracas e in altre sei città del Venezuela si è svolta la “marcia delle donne”, a cui hanno partecipato in decine di migliaia. L’ultima di una serie di proteste organizzate dall’opposizione dal 4 aprile scorso. A cui l’esecutivo ha risposto con un ulteriore irrigidimento. Il primo maggio, Maduro ha annunciato la convocazione di un’Assemblea costituente per riformare la Carta in senso «chavista».

Il che, a sua volta, ha spinto l’opposizione a intensificare la mobilitazione. Il risultato è l’incremento della violenza. Negli scontri tra dimostranti e forze dell’ordine sono già morte 37 persone. La Conferenza episcopale venezuelana ha espresso preoccupazione per lo scenario attuale. In un documento, dal titolo «Non riformare la Costituzione bensì attuarla», i vescovi hanno denunciato «la repressione contro la legittima protesta, fatta con violenza dagli organismi di sicurezza dello Stato: basta tanta repressione!». In un’intervista a Radio Vaticana, il cardinale Jorge Urosa, arcivescovo di Caracas ha detto che in Venezuela non si può più «parlare di un governo democratico» e che un eventuale cambiamento della Costituzione sarebbe lo scudo per l’instaurazione di un sistema autoritario.

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