giovedì 3 ottobre 2024
Dopo una lunga contesa durata quasi 6 decenni, il premier Keir Starmer ha rinunciato alla sovranità. Tranne l'isola di Diego Garcia che ospita anche la base militare dei bombardieri Usa
Uno squadrone di bombardieri B-52 sulla pista della base di Diego Garcia

Uno squadrone di bombardieri B-52 sulla pista della base di Diego Garcia - Ansa

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La svolta è storica. Dopo anni di negoziati, è stata raggiunta un’intesa sul conteso status delle isole Chagos, un minuscolo arcipelago nell’Oceano Indiano. A governarle non sarà più il Regno Unito, che le amministra dal 1965, ma Mauritius, il Paese che per anni ne ha rivendicato la sovranità.

L’accordo, certo, è una resa dei conti dal retrogusto post-coloniale. Proprio come quella che, 27 anni fa, vedeva Hong Kong tornare alla Cina. Le autorità di Port Luis hanno ottenuto la restituzione delle terre, ex colonie britanniche, che si era vista “strappare” mentre percorreva la strada verso l’indipendenza. Il Regno Unito, allora, aveva già intuito l’importanza strategica di quel pugno di isole così, prima che Mauritius diventasse repubblica, se le intestò.

I dettagli del trattato appena firmato raccontano anche una storia più recente. Londra ha ceduto a Mauritius i territori di Chagos ma ha mantenuto per 99 anni il controllo di Diego Garcia, l’isola principale dell’arcipelago, dove ha sede una base militare condivisa, seppure in posizione subalterna, con gli Stati Uniti. Non una qualunque: si tratta di quella che, a Oriente, in un angolo di Oceano a metà strada tra l’Europa, l’India e la Cina, fa da casa ai bombardieri statunitensi. E’ da questa base, costruita tra gli anni ’60 e ’70 sulla terra degli indigeni forzati a sgombrare, che si sono levati in volo anche i B-52, le cosiddette "Fortezze Stratosferiche", che fecero piovere ordigni sull’Afghanistan e sull’Iraq e che sono agli "aerei strategici" degli Usa per il trasporto delle atomiche.

Il governo di Keir Starmer ha presentato l’intesa come un grande successo che metta al sicuro, a lungo termine, le attività militari a Diego Garcia. “E’ così esclusa – ha sottolineato il ministro degli Esteri britannico, David Lammy - la possibilità che l’Oceano Indiano venga utilizzato come pericolosa rotta d’immigrazione illegale”. La svolta ha incassato il plauso anche del presidente americano Joe Biden che ha sottolineato la raggiungibilità di intese importanti attraverso “diplomazia e partnership”. Non senza evidenziare, tuttavia, che a esercitare la sovranità di Diego Garcia, “fondamentale per la sicurezza nazionale, regionale e globale”, continueranno ad essere gli alleati britannici.

Gli impianti militari di Diego Garcia

Gli impianti militari di Diego Garcia - Reuters

I termini della svolta non piacciono invece all’opposizione conservatrice. E’ con il governo dei Tory, va precisato, che due anni fa le trattative erano entrare nel merito. Per l’ex ministro degli Esteri, James Cleverly, il patto è “debole” perché raggiunto in maniera frettolosa. A destra pensano che si tratti di un ritiro bello e buono che mina la sicurezza del Regno Unito lasciando esposti gli alleati statunitensi.

Poco è infine l’entusiasmo delle associazioni che in questi anni si sono battute per i diritti degli indigeni allontanati dalla propria terra. Clive Baldwin, consigliere legale senior di Human Rights Watch, ha sottolineato che “l’intesa sembra vietare esplicitamente il ritorno dei Chagossiani sulla loro isola e non menziona le riparazioni che sono loro dovute per ricostruire il loro futuro”. La Corte internazionale di giustizia sancì nel 2019 che Londra le restituisse l’isola ai propri abitanti con una sentenza sostenuta a larga maggioranza dall’Assemblea generale dell’Onu e rilanciata da un appello di Papa Francesco durante il suo viaggio pastorale a Mauritius.

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